by Editore | 4 Giugno 2011 7:25
TORINO – Accelera ancora. Come annunciato nei giorni scorsi, Sergio Marchionne acquista dal Tesoro americano il 6 per cento delle azioni Chrysler, sale al 52% della casa di Detroit e si appresta in autunno ad arrivare al 57 quando arriverà l’ultimo pacchetto di azioni legato al trasferimento di tecnologia.
Ma un’altra novità è nella seconda parte del comunicato che è stato diffuso nella tarda serata americana, le 3 e mezzo di notte in Europa. Perché oltre ai 500 milioni di dollari pagati a Obama per riscattare il pacchetto del 6%, Torino ha consegnato al Tesoro di Washington altri 75 milioni. Servono a rilevare dal governo degli Stati Uniti il diritto di incassare i profitti derivanti dalle azioni in possesso del fondo pensionistico Veba, quello del sindacato Uaw. Le norme che regolano il diritto di sfruttamento di quelle azioni sono contenute in una parte dell’intesa sottoscritta nel 2009 al tempo della bancarotta della casa di Detroit (l’equity recapture agreeement).
Nel testo è scritto chiaramente che il fondo pensionistico del sindacato può incamerare fino a 4 miliardi e 250 mila dollari di profitto dalla quota di Chrysler mentre cederà ogni ulteriore guadagno al titolare dell’equity recapture agreement. Al momento dell’accordo, il titolare di questa sorta di diritto di sfruttamento era il governo di Obama. Da ieri è la Fiat.
La conseguenza concreta di tutto questo è una accelerazione del processo di integrazione delle due società . Perché il nuovo accordo reso noto nella notte consegna nei fatti a Marchionne la possibilità di acquistare presto il 41% di azioni oggi ancora in mano al fondo Veba. Finora sul passaggio di mano di quel pacchetto l’ad della Fiat era stato piuttosto prudente. Analogamente è stato vago sui tempi della quotazione in Borsa della nuova Chrysler: «Lo faremo – ha detto più volte Marchionne – quando i nostri alleati del sindacato lo riterranno più conveniente». In realtà la clausola svelata ieri renderebbe del tutto superflua l’attesa. Perché il fondo Veba sa già oggi che, in ogni caso, dalla vendita delle azioni non ricaverà più di 4,25 milioni di euro. E che dunque quello finisce per essere, con tutta probabilità , il prezzo che otterrà da Torino in cambio del pacchetto azionario: «L’intestatario – si legge nel comunicato diffuso a Detroit – ha diritto di acquistare l’intera partecipazione di Veba per un prezzo pari alla soglia specificata», cioè i 4,25 miliardi di dollari.
I diritti che derivano dall’equity recapture agreement scadono al 31 dicembre 2018. Ma è assai probabile che vengano esercitati molto prima. Fino a ieri era noto solo il contenuto della Veba call option che dava diritto alla Fiat di rilevare fino al 40% della quota posseduta dal Fondo pensionistico dei sindacati a partire dal luglio 2012 e in due tranche dell’8% da ottenere ogni sei mesi. Un iter molto più lungo che garantiva solo il 16% del pacchetto azionario. Con la nuova clausola invece è possibile rilevare l’intera quota del 41% e arrivare più rapidamente ad ottenere il 100% della società . A quel punto sarà più agevole procedere alla quotazione in Borsa e alla fusione.
L’annuncio con cui Fiat è salita al 52% di Chrysler è stato commentato da John Elkann: «Da parte mia e della mia famiglia – ha dichiarato il presidente della Fiat – confermo la nostra fiducia verso l’operato di Marchionne e il nostro supporto a tutte le persone della Fiat e della Chrysler che stanno lavorando con impegno e umiltà ».
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