Fermare chi vuol truccare i conti o l’Europa rischia di perdere i pezzi

by Editore | 21 Giugno 2011 6:06

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O si ribellavano agli impegni militari assunti con gli alleati europei, proponendosi il ritiro dalla Libia. Moneta e difesa, i due pilastri sulle cui crepe può davvero sbriciolarsi, nel giro di qualche settimana, lo storico progetto dell’Europa unita. La grande Europa non riesce infatti a salvare dalla bancarotta la piccola Grecia. Non ci riesce non solo perché costa; ma soprattutto perché vi si oppongono gli elettorati del Nord, manco a dirlo indignati anche loro, stanchi di soccorrere i reprobi, indifferenti al fatto che così aiutano anche se stessi (o almeno le loro banche, che poi è la stessa cosa). Ferite profonde, e forse mai più rimarginabili, si stanno aprendo in quello che sarebbe dovuto diventare un unico demos europeo. I berlinesi schiumano di rabbia perché non vogliono che le loro tasse continuino a finanziare la dolce vita dei greci; ma ad Atene sfilano accusando i tedeschi di costringerli a una nuova povertà , e issano cartelli in cui Merkel e Sarkozy sono chiamati «nazi» . Che meraviglia c’è, dunque, se i leghisti nostrani si ribellano al patto di stabilità  dei comuni o alle quote latte di Bruxelles? Nello stesso tempo, la grande Europa non riesce a piegare la piccolissima Libia di Gheddafi. Senza gli americani, gli europei stanno facendo cilecca. La più imponente alleanza militare della storia dell’umanità  rischia seriamente di perdere la sua seconda guerra (e la prima, in Afghanistan, di sicuro non l’ha vinta). Dice Kurt Volker, un ex ambasciatore Usa: «Per gli europei, Nato significa America; per l’America significa Europa. Così non appartiene più a nessuno di noi» . I ridicoli budget destinati alla difesa dai Paesi europei, abituati a essere difesi dagli americani con i soldi degli americani, stanno fallendo la prova del fuoco. Con gli Usa sempre più immersi nel Pacifico e sempre più lontani dal Mediterraneo, stiamo mostrando a teppisti di ogni risma di essere troppo imbelli per tenere l’ordine in questa parte del mondo. Che cosa sia oggi l’Europa della difesa è ben descritto dalla scena del ministro La Russa che si presenta con sei ore di ritardo alla riunione della Nato a Bruxelles e poi spiega al Corriere che si trattava di «un ritardo studiato: in quelle ore si parlava di Libia e io non volevo ascoltare nuove richieste» . C’è da meravigliarsi, allora, se a Pontida suonano la ritirata? La crisi che sta squassando la politica italiana è crisi finanziaria, politica e morale proprio perché si iscrive nel dramma continentale. Per questo produce più effetti politici un report di Moody’s che cento Pontida. C’è qualcosa infatti che ci accomuna alla Grecia; ed è che se sgarriamo, se diamo una mano a spezzare l’euro e l’Europa, anche noi avremo solo da perderci. Nel ’ 99 pagammo una salata euro-tassa per entrare nella moneta unica, e i greci non ce la fecero. Entrarono due anni dopo, ma dopo aver truccato i conti. Il contenuto della crisi politica italiana è ancora oggi lo stesso: dobbiamo sperare che vinca chi non intende truccare i conti e chi vuole rispettare gli impegni. E che perdano i tanti mestieranti nostrani del pianto greco.

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