by Editore | 27 Giugno 2011 7:01
NAPOLI – Allarme bambini tra i rifiuti di Napoli. Arriva dai pediatri, che registrano un aumento fino al venti per cento delle patologie respiratorie come asma e bronchiti, soprattutto nei piccoli individui a rischio, esposti alle allergie. Colpa dei roghi che sprigionano diossina. E poi il fronte epidemie, le malattie infettive che potrebbero essere causate dalla proliferazione di topi e blatte.
Sono le prime conseguenze negative dell’emergenza. Ma non c’è un monitoraggio a tappeto per valutare i rischi reali. I carabinieri del Nas, gli esperti sanitari maestri nella profilassi delle malattie infettive, igiene e sanità pubblica, nei giorni dell’emergenza rifiuti, con una inchiesta aperta per epidemia colposa, non sono stati chiamati. Il ministero della Salute da cui dipendono non li ha messi al lavoro per valutare i pericoli che corrono i cittadini napoletani costretti a convivere con i cumuli e a respirare la diossina. I carabinieri in camice bianco sono fermi, esclusi dai monitoraggi. È un’altra mossa che il governo poteva fare e non ha ancora fatto, mentre si organizzano i medici delle diverse categorie per cercare di tenere sotto controllo la salute pubblica.
Sono duecentocinquanta medici sentinella chiamati a collaborare dal neo assessore comunale e medico Giuseppina Tommasiello, della giunta di Luigi de Magistris. Sono medici di base con banche dati informatizzate che potranno tenere sotto osservazione duecentomila napoletani. Uno screening che verrà probabilmente messo a confronto con l’altro monitoraggio, quello di natura giudiziaria voluto dal procuratore aggiunto Francesco Greco. Inchiesta su epidemia colposa che vede indagato il presidente della Regione Stefano Caldoro. In quell’inchiesta verranno raccolti i dati sul consumo di quelle medicine, con eventuali impennate, connesse a malattie causate dalla presenza dei rifiuti in strada e dai roghi. Dai farmaci per problemi respiratori alle pomate per eruzioni cutanee. Anche questo un fronte che per ora non coinvolge i massimi esperti, quali sono i carabinieri del Nas.
D’altra parte i magistrati hanno già a disposizione una dettagliata relazione a firma di Maria Triassi, direttore della cattedra di Igiene dell’università Federico II. Una consulenza di sette pagine tanto precisa da venire considerata in procura più una informativa di reato che la semplice relazione dell’esperto. «La spazzatura è un terreno di coltura per ratti e blatte – spiega la docente a Repubblica – che sono forieri di malattie infettive. Non serve spruzzare il disinfettante sui cumuli, non è una soluzione. A questo punto sarebbe meglio chiudere la spazzatura nei depositi. E quel che è peggio è che è dimostrata una degenerazione dei comportamenti. Se ci si abitua a vivere in un ambiente degradato si adottano comportamenti scorretti. In parole povere i bambini, per esempio, si abituano a toccare la spazzatura. Poi c’è il fronte dei roghi di rifiuti (la scorsa notte sono stati oltre settanta, ndr) e delle malattie respiratorie che provocano, fino all’ipotesi peggiore del cancro. E c’è l’accelerazione di eventuali infezioni causate dal caldo di questi giorni. Insomma – conclude la professoressa Triassi – finora ci è andata bene, ma non è detto che vada sempre così. Il punto è che a Napoli il ciclo dei rifiuti deve essere chiuso come in qualsiasi altra parte del mondo».
Eppure, mentre appena giovedì scorso il Dipartimento di prevenzione della Asl Napoli Uno non aveva evidenziato aumenti nella popolazione di patologie infettive, è ben diverso il parere degli esperti della Federazione italiana pediatri che, puntualizzano, quanto alle patologie oncologiche, sono considerazioni che vanno fatte a lungo termine. «Nell’ultimo mese – lancia l’allarme il presidente Giuseppe Mele – la rete dei pediatri sul territorio di Napoli ha registrato un aumento del dieci, venti per cento, rispetto ai livelli normali, dell’incidenza di patologie respiratorie». Per i pediatri la causa sta nei roghi di rifiuti fortemente tossici. «La diossina – spiega il virologo Giulio Tarro – può provocare patologie gravissime, che vanno dal cancro alle malformazioni durante la gravidanza». Fattori di rischio sotto costante controllo durante l’emergenza rifiuti del 2007, quando venne immediatamente attivata una task force di esperti. A cominciare dai carabinieri del Nas.
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