Referendum, il Paese va alle urne Il voto estero nella corsa al quorum

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ROMA — 47.118.784 italiani sono chiamati alle urne sui quattro referendum da questa mattina alle ore 8 e fino alle 22 e domani, lunedì 13 giugno, dalle 7 alle 15. Ma gli aventi diritto al voto che potranno dire la loro su gestione dell’acqua, su nuove centrali nucleari e sul cosiddetto legittimo impedimento saranno in tutto circa 50,4 milioni, dal momento che ai residenti in Italia bisogna aggiungere i connazionali residenti all’estero che sono in tutto 3.299.905, ma che hanno già  votato per corrispondenza. Mai come questa volta il loro voto (o meglio il loro eventuale non voto) potrà  risultare determinante, fino a rendere non valido il referendum. Perché venga raggiunto il quorum del 50%più uno degli aventi diritto (visto il tradizionale astensionismo del corpo elettorale estero e notevoli irregolarità  denunciate dai comitati referendari nella consegna e nell’invio delle schede elettorali per posta ordinaria) in Italia potrebbe essere necessaria un’affluenza record, stimata fino al 56%. In questo contesto, è bastata la lettura delle previsioni del tempo al Tg1 delle 13.30, ieri, a scatenare una furibonda polemica. «L’annunciatrice ha invitato i telespettatori, in vista della soleggiata giornata di domenica, a fare una “bella gita”» , attacca il senatore del Pd Achille Passoni. Replica in una nota la segreteria di redazione del tg di Augusto Minzolini: «L’affermazione “andare al mare”è stata pronunciata in relazione alle condizioni del tempo; è stato specificato che non ci sono le condizioni per andare a far gite in montagna ma volendo si può andare al mare. È la più innocente delle affermazioni» . Tornando al rebus sul voto estero, in assenza di un dato generale di affluenza schiacciante in un senso o in un altro, il problema se conteggiare o no ai fini del quorum le schede dei residenti fuori Italia creerà  già  domani pomeriggio una sorta di impasse istituzionale. Per questo è stato annunciata una pioggia di ricorsi alla Cassazione cui spetta la proclamazione ufficiale dei risultati e ogni decisione in merito alla validità  del referendum. Ma l’Ufficio centrale della Suprema corte si riunirà  «solo» giovedì 16 giugno. Quindi ci potrebbero essere ancora tre giorni di incertezza. «Il voto all’estero mette a rischio il quorum di tutti e quattro i quesiti» ha dichiarato il segretario dei Radicali Mario Staderini: «La nostra istanza chiede alla Cassazione che non siano considerati ai fini del quorum, di tutti e quattro i referendum, quegli italiani all’estero che non hanno votato» . E questo per evitare che riaccada quello che è avvenuto nel referendum del 18 aprile 1999 sull’abolizione della quota proporzionale nella legge elettorale della Camera, quando a decidere l’esito non furono gli oltre 21 milioni di italiani che si recarono al voto e che si pronunciarono al 91,5%per il «sì» , ma i 150.000 voti mancanti al raggiungimento del quorum. A non far raggiungere il quorum fu in realtà  il computo di 2.351.306 cittadini italiani residenti all’estero, dei quali però solo 13.542 (lo 0,5%degli aventi diritto) avevano ricevuto effettivamente il certificato elettorale. Quella volta però non c’era ancora stata la modifica dell’articolo 48 della Costituzione (nel 2000), la legge Tremaglia (nel 2001) — che però afferma che la medesima si applica ai referendum nei limiti di quanto in essa previsto e senza nulla dire sul problema del quorum — e una sentenza del 2005 della Corte costituzionale che ha dichiarato legittima una legge della Regione Friuli che ha stabilito la estraneità  al computo del quorum del voto degli italiani all’estero in alcune elezioni amministrative. Le opinioni giuridiche sono diverse. Per Gianluigi Pellegrino, avvocato del Pd, la validità  della consultazione referendaria «è connessa esclusivamente all’affluenza alle urne dei cittadini che votano sul territorio nazionale» . Ciò deriverebbe «dal combinato disposto degli articoli 48, 75 e 3 della Costituzione, nonché dai principi affermati nella senza 173 del 2005 della Consulta» . Ma questa valutazione non è condivisa dall’ex presidente della Consulta, Valerio Onida: «Gli elettori esteri non sono di serie B e vanno conteggiati nel quorum» .


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