Critiche e rimedi per le politiche di cooperazione

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Mentre si esaurisce il vecchio paradigma del secondo dopoguerra, e si impongono nuovi fenomeni, dalla finanziarizzazione dello sviluppo agli effetti deleteri della crisi economica, diventa indispensabile restituire senso a «concetti antichi» come cooperazione e solidarietà , contemporaneamente rinnovando il quadro legislativo e la stessa architettura istituzionale della direzione generale della Cooperazione allo sviluppo e, più in generale, del ministero degli Affari Esteri, a cui fa riferimento.
Se la «politica pubblica è alla paralisi: senza soldi, senza personale, senza coerenza negli interventi, senza una regia complessiva», e se in ambito parlamentare sembra mancare la volontà  politica di percorrere nuove strade, esiste un ampio tessuto partecipativo, che promuove reti solidali e iniziative dal basso, e che non ha mai smesso di interrogarsi su questi temi, Ne è una prova il Libro bianco 2011 sulle politiche di cooperazione allo sviluppo in Italia, che verrà  presentato oggi alle 10.30 alla Fondazione Basso di Roma (il testo può essere richiesto scrivendo a info@sbilanciamoci.info).
Frutto di un lavoro collettivo coordinato da Giulio Sensi e promosso dalla campagna «Sbilanciamoci!» in collaborazione con la Campagna per la Riforma della Banca Mondiale, il Libro bianco, offre una radiografia dettagliata dei processi in corso: il prezzo più alto della crisi economico-finanziaria viene pagato dai paesi poveri, spiega il rapporto, con la riduzione degli aiuti legati alle politiche di cooperazione, con una diminuzione anche in quei paesi delle risorse prelevate dalla fiscalità  generale per la spesa pubblica, ma soprattutto con il nuovo assetto che sta assumendo la finanza internazionale post-crisi, che vede da una parte un rinnovato protagonismo di quegli attori – Fondo monetario internazionale e Banca mondiale – che avevano perso credibilità  negli ultimi anni, e dall’altra l’intensificarsi di meccanismi – come la finanziarizzazione dello sviluppo – interrotti per un certo periodo dalla politicizzazione dei temi degli aiuti internazionali.
L’Unione europea, tra i maggiori donatori a livello mondiale, fatica a elaborare politiche che siano coerenti con i buoni propositi espressi nelle dichiarazioni, il G20 dimostra la sua inefficacia e la necessità  di una nuova governance globale, mentre l’Italia fa poco e male, e ancora peggio farà  con il «rapido e progressivo smantellamento dell’Aiuto pubblico allo sviluppo» deciso dal governo, che tuttavia continua ad alimentare senza dubbi la spesa militare. Il Libro bianco suggerisce dieci strade praticabili per invertire la rotta.


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