by Editore | 28 Giugno 2011 6:24
Non appartiene alla nostra cultura e ai nostri codici di comportamento l’agitare spauracchi e il diffondere allarmi ingiustificati ma, se le parole hanno ancora un senso, nessuno ha il diritto di porsi in neutra posizione di attesa di fronte a una minaccia come quella contenuta nell’espressione «emergenza sanitaria», pronunciata non soltanto dal neo-sindaco De Magistris, ma ribadita da epidemiologi e altri esperti che scrutano al microscopio l’evolversi della questione rifiuti dal punto di vista dell’incolumità pubblica.
Di qui le domande che ci sentiamo di dover rivolgere agli italiani nel loro insieme e in modo particolare agli uomini che fanno parte del governo della Repubblica, a cominciare dal presidente del Consiglio: nella sciaguratissima ipotesi di un’epidemia a chi ne attribuiremo la responsabilità ? In caso di epidemia che cosa dirà il mondo degli italiani (ha un bel pensare, qualche idiota leghista, che lui non è italiano, ma soltanto “padano”: non uno al mondo riuscirebbe a sottrarsi alla tentazione di ridergli in faccia)? In caso di epidemia il ritardo calcolato del governo (poco importa se ricattato dalla Lega) nel concedere il necessario benestare al trasferimento dei rifiuti partenopei verso quelle regioni che si sono dichiarate disponibili a riceverli può diventare un capo d’accusa internazionale? In fatto di crimini, non esistono soltanto quelli di guerra; anzi i crimini di pace spesso riescono a essere perfino più cinici e feroci.
Ci pensi, onorevole Berlusconi. Ricorda quell’adagio secondo il quale i grandi generali si vedono dalla ritirata? Che tristezza sarebbe per lei (e per noi tutti) vedere la sua lunga esperienza politica concludersi sommersa dalla monnezza, dal colera e dal definitivo disprezzo universale.
P.S. Queste considerazioni non risparmiano affatto tutti gli altri responsabili per quello che sta accadendo in questi giorni a Napoli, responsabili remoti e recenti: a cominciare dalla camorra per finire ai troppi amministratori inetti che per decenni hanno permesso che la malavita organizzata sversasse nel Napoletano i rifiuti tossici di mezza Italia e in particolare degli industriali del Nord, da sempre convinti (almeno in maggioranza) che il Mezzogiorno non sia altro che la pattumiera d’Italia. Ci vuole davvero un bel coraggio ad affermare, come fanno i Calderoli e altri esemplari della fauna leghista, che quella di Napoli non sia una tragedia nazionale ma soltanto un caso di inettitudine “locale”. La verità , non mi stancherò mai di ripeterlo, è un’altra. Napoli non è un altrove. Napoli è l’Italia.
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