Contratti, accordo vicino tra Confindustria e sindacati

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Qualcosa è cambiato, almeno nel clima politico che fa da contorno al confronto tra Confindustria e sindacati su rappresentatività  e validità  erga omnes dei contratti. I buoni auspici per una firma a breve di unaccordo interconfederale sono stati salutati da tutti come la vigilia di una svolta. Dopo la firma separata del 2009, senza la Cgil, l’intesa aprirebbe un quadro nuovo nelle relazioni industriali. Per i più ottimisti, già  martedì alla ripresa del tavolo che si è tenuto ieri tra Marcegaglia, Camusso, Bonanni e Angeletti, si potrà  arrivare a una firma. Ma su quali basi? Il punto di partenza condiviso è la piattaforma unitaria del 2008. In quel documento la rappresentatività  di un sindacato è stabilita dalla somma degli iscritti certificati e dei rappresentanti in fabbrica: tesserati più rsu. Un modello che si richiama a quello in vigore nel pubblico impiego e che, adesso, potrebbe essere esportato nelle imprese private. Su uesto primo livello i sindacati confederali sembrano aver trovato un’intesa. Questa permetterebbe poi di rendere vincolanti per tutti i contratti sottoscritti. Il problema appare più spinoso là  dove le rappresentanze sindacali unitarie non ci sono: nelle aziende che non hanno rsu, ma solo rsa, come nella newco costituita dalla Fiat per fare la Panda a Pomigliano D’arco. La rappresentanza sindacale aziendale è eletta solo dagli iscritti ai sindacati o dalle segrerterie delle sigle e non è titolare della contrattazione aziendale. «Non si possono superare le rsu in favore delle rsa», aveva già  spiegato una settimana fa Susanna Camusso. Ipotesi accantonata, dunque. Ma in favore di cosa? Una soluzione potrebbe essere quella del voto di tutti i lavoratori su ogni ipotesi di accordo aziendale. Ma la cosa non sembra convincere tutti, in particolar modo l’idea di ricorrere ogni volta al referendum aziendale.

SECONDO ROUND Temi discussi ieri dalla segreteria della Cgil, che tornerà  a riunirsi lunedì. All’ordine del giorno tre punti: il confronto con Confindustria, Cisl e Uil; la manovra finanziaria del governo e la riforma del fisco, sempre ad opera del minisitro Tremonti. La mattina dopo si tornerà  alla foresteria degli Industriali in via Veneto a Roma. Se non si arriverà  a una firma definitiva, almeno si capirà  se al clima favorevole di ieri farà  davvero seguito un accordo confederale annunciato come «storico». Di certo al momento c’è che nessuno ha più parlato di una legge che riordini la materia dei contratti. L’ipotesi paventata dal ministro Sacconi e fino a qualche giorno fa tenuta nel cassetto anche dalla Marcegaglia non è più stata rispolverata. «Tra le forze sociali sembra che si stia aprendo uno spiraglio», ha detto il segretario del Pd Pier Luigi Bersani commentando il tavolo. «Dal Pd viene un incoraggiamento a chi lavora per trovare degli accordi, specie in tema di lavoro». Di fronte alle difficoltà  del Paese, ha detto EmmaMarcegaglia, «la risposta migliore è fare in tempi brevi un accordo unitario». E i presupposti sembrano esserci anche per Susanna Camusso, secondo cui quella sul tavolo è «una buona discussione, utile e che può permettere di ragionare su un possibile accordo ». Firmato questo accordo, ha aggiunto Raffaele Bonanni, Cgil, Cisl e Uil, potranno essere «sempre più insieme» superando gli ultimi anni di maggiore divisione. «Le distanze si sono ridotte», ha chiuso Luigi Angeletti. Ma dalla galassia Cgil si leva anche qualche voce fuori dal coro, come quella del presidente del Comitato centrale della Fiom, Giorgio Cremaschi: «Non capisco su che basi si possa fare l’accordo – ha detto – Se sul tavolo ci sono le deroghe ai contratti nazionali e la limitazione del diritto di sciopero non c’è nulla che la Cgil possa firmar


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