Belgio. Un anno vissuto inutilmente

by Sergio Segio | 13 Giugno 2011 15:39

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Esattamente un anno fa, il Belgio prendeva quello che Le Soir chiama “il grande schiaffo”: per la prima volta le elezioni parlamentari sono state vinte dai nazionalisti fiamminghi. Con  il 27,8 per cento ottenuto dalla Nuova alleanza fiamminga (N-Va) di Bart de Wever nelle Fiandre e il 37,6 per cento del Partito socialista in Vallonia, il paese si è trovato spaccato tra due partiti e due concetti diversi di paese.

A distanza di un anno non è stato ancora possibile trovare un’intesa di governo – malgrado le molteplici missioni di “conciliazione”, “mediazione” ed “esplorazione” – e l’esecutivo si limita a occuparsi dell’ordinaria amministrazione. Quanto ai belgi, se è vero che nel frattempo si sono stufati di una situazione che giudicano irresolubile, paradossalmente restano sempre fiduciosi nella capacità  dei loro leader di trovare finalmente una via di uscita dalla crisi. Secondo l’editoriale di Le Soir[1], il Belgio sopravvive, anche se

è un po’ meno belga. In un anno, i francofoni hanno iniziato a condividere almeno un concetto con il nord del paese: siamo due popoli che vivono sotto lo stesso tetto, ma in comune hanno poche cose. È vero? È falso? Ormai la domanda non ce la poniamo nemmeno più, abbiamo agito. Il Belgio non è più visto come un matrimonio ma come una coabitazione. In un anno i francofoni hanno finito col fare ciò che buona parte dei fiamminghi ripeteva loro da mesi: dobbiamo fare le cose in modo diverso, perché le nostre situazioni, le nostre invidie, le nostre politiche sono diverse. Oltretutto, queste trattative estenuanti hanno radicato saldamente la certezza che in fondo si possa vivere serenamente ciascuno per conto proprio. I governi regionali fungono da garanti, prendono decisioni che permettono l’ordinaria amministrazione. Naturalmente questa impressione è del tutto illusoria, perché sono molteplici i problemi di cui nessuna amministrazione federale si fa più carico. […] Che cosa impedisce di andare avanti? Una trattativa con un partito nazionalista le cui esigenze sono variabili e molto complesse. E ciò impedisce agli altri partiti fiamminghi di “cedere”. Inoltre, considerato che da ieri si sa che la N-Va vanta un 33 per cento delle intenzioni di voto e che De Wever raggiunge il 53 per cento del gradimento popolare, si pensa che non ci sia motivo per cambiare le cose. La situazione è stressante, inquietante, irritante.

Sul versante fiammingo, su De Morgen Yves Desmet scrive che a un anno dalle elezioni sono a un punto morto non soltanto i negoziati, ma anche i rapporti tra le forze politiche: “La base è rimasta la stessa: le forze dirigenti del paese sono le medesime formazioni politiche, il PS e il N-VA, che col loro immobilismo e la loro cocciutaggine addirittura espandono la loro base politica”. Malgrado ciò, Desmet osserva che la fiducia dei cittadini nella politica del loro paese è aumentata:

Per la prima volta da molto tempo la politica non si basa più sul ‘nulla’ o su meschinerie di vario tipo, ma su scelte difficili che hanno il loro peso. […] Al tempo stesso, però, inizia a prendere corpo una sensazione di falsa sicurezza: dopo un anno senza governo questo paese va avanti, l’economia si sta riprendendo, nessuno ha l’impressione che nel proprio ambiente ci sia qualcuno che vive in uno ‘stato fallito’. Se ogni cosa sembra funzionare in modo automatico, perché non ci si potrebbe permettere di continuare in questo braccio di ferro e in questo immobilismo ancora per un po’?

Mentre La Libre Belgique dedica[2] la prima pagina al leader nazionalista fiammingo, De Staandard ha chiesto[3] ad alcune personalità  fiamminghe di inviare un messaggio a De Wever e a Elio Di Rupo. In queste lettere predominano “incomprensione e  frustrazione per l’incapacità  dei due leader di dar segno di equilibrio. Sussiste la paura per quello che potrà  accadere. Predomina l’irritazione per l’immobilismo di coloro che erano stati chiamati a imprimere una svolta alla storia del paese”. In realtà , osserva De Staandard, i lettori avvertono che “dovremo pagare tutti di tasca nostra le conseguenze di un anno di reciproca ostilità ”.

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Endnotes:
  1. editoriale di Le Soir: http://www.lesoir.be/actualite/belgique/elections_2010/2011-06-10/un-an-apres-les-elections-ce-que-disent-les-sondages-845072.php
  2. La Libre Belgique dedica: http://www.lalibre.be/actu/crise-politique/article/666678/un-an-sans-gouvernement-pour-la-belgique.html
  3. De Staandard ha chiesto: http://destandaard.be/artikel/detail.aspx?artikelid=DMF20110610_140

Source URL: https://www.dirittiglobali.it/2011/06/belgio-un-anno-vissuto-inutilmente/