by Editore | 25 Giugno 2011 8:16
BRUXELLES – Mario Draghi sarà il terzo presidente della Banca centrale europea. Il governatore di Bankitalia ottiene il via libera dai capi di Stato e di governo dell’Ue riuniti a Bruxelles e dal primo novembre subentrerà a Jean Claude Trichet. Draghi resterà in carica fino al 2019. Dall’Eurotower deciderà la politica monetaria dei diciassette paesi dell’euro. La prima sfida che si troverà di fronte sarà quella di guidare la moneta unica fuori dalla drammatica crisi greca. Anche se alla vigilia era ampiamente condiviso dai leader Ue, il via libera al numero uno della Banca d’Italia è stato tutt’altro che scontato.
La sua nomina era prevista per giovedì sera, ma i capi dell’Unione hanno dovuto rinviare la discussione per l’assenza di garanzie sul passo indietro da parte dell’attuale membro italiano del board di Francoforte, Lorenzo Bini Smaghi. Condizione necessaria ad ottenere l’ok di Nicolas Sarkozy a Draghi, ma che il banchiere fiorentino non poteva mettere nero su bianco in nome dell’indipendenza della Bce. Gli europei si sono così trovati con l’acqua alla gola per evitare un clamoroso insuccesso che avrebbe scatenato i mercati. Nella notte tra giovedì e venerdì girano ipotesi bizantine, come una nomina politica di Draghi con successiva formalizzazione, ma non basterebbero a dare quell’impressione di solidità da mostrare agli speculatori.
In mattinata la svolta. Bini Smaghi parla al telefono con il presidente del Consiglio europeo Hermann Van Rompuy, che poi incontra Berlusconi. Ma non basta per convincere Sarkozy, che non si fida delle rassicurazioni del Cavaliere sul fatto che il consigliere italiano lascerà Francoforte. Poi il colloquio decisivo, con Bini Smaghi che al telefono dà direttamente a Sarkozy la disponibilità a dimettersi entro l’anno, liberando il posto per un uomo d’oltralpe. Passa poco, e a mezzogiorno Van Rompuy annuncia via Twitter la nomina di Draghi.
Da quel momento è un susseguirsi di congratulazioni. Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, si dice “certo” che Draghi ripagherà la fiducia riposta in lui guidando “con mano sicura” la moneta unica in un momento di crisi. Berlusconi non vuol essere da meno, e per la prima volta da due anni convoca una conferenza stampa a Bruxelles (di solito, unico tra i leader, non riferisce del suo operato ai summit Ue). Loda Draghi con una frase, ne spende un’altra per prendersi il merito della sua nomina («è un grande successo del governo»). Tanto che in serata Napolitano è costretto a dire: «Non è il caso di prendersi meriti». Attestati di stima a Draghi arrivano dalla Merkel, Sarkozy («piena fiducia in lui»), Barroso e da tutti gli altri leader europei. Anche da Roma tutto l’arco politico e istituzionale promuove Draghi, così come la stampa del Vecchio continente: la Bild, mai tenera con gli italiani, si spinge a dire che “Super-Mario è un vero prussiano”. Intanto si apre la corsa alla successione in via Nazionale. Berlusconi, ringraziando Bini Smaghi per la disponibilità a lasciare, dice che sarebbe qualificato per Bankitalia, così come gli altri due concorrenti Fabrizio Saccomanni e Vittorio Grilli. Con quest’ultimo che ha accompagnato il premier nella due giorni di Bruxelles. Sarà un caso?
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