Barconi affondati, giallo sul recupero dei corpi
LAMPEDUSA – È giallo sulla tragedia avvenuta mercoledì al largo della Tunisia, costata probabilmente la vita a oltre 250 disperati fuggiti dalla Libia e affondati con i due pescherecci che avrebbero dovuto portarli in Italia. Per tutta la giornata di ieri si sono susseguite notizie contrastanti sul recupero dei corpi delle vittime, tra le quali un centinaio di donne e bambini. Un rimpallo che ha avuto come protagonisti l’Alto commissariato Onu per i rifugiati e le autorità tunisine.
In mattinata, da Ginevra, un funzionario dell’Unhcr, Carole Laleve, aveva annunciato che la Guardia costiera tunisina aveva ripreso le ricerche nella zona di mare dov’erano affondati i due pescherecci. La missione aveva portato al recupero di oltre 150 cadaveri: i dispersi risultavano così ancora 100-120, mentre i corpi ripescati erano stati trasferiti nell’ospedale di Sfax. Ma alcune ore dopo la Guardia costiera tunisina ha ufficialmente smentito di avere mai recuperato cadaveri sostenendo che la notizia diffusa dal funzionario dell’Onu, era «falsa». Ma perché l’Onu o la Guardia costiera tunisina dovrebbero mentire? L’interrogativo fino a ieri sera non era stato del tutto chiarito. Si è capito invece chi è stata la fonte che ha diffuso la notizia del recupero dei corpi. Si tratta di Moez Barkallah, coordinatore della Croce Rossa tunisina, che ne aveva parlato con l’agenzia di stampa France Presse.
Dopo la smentita della Guardia costiera tunisina che aveva precisato di avere recuperato solo due corpi in mezzo al mare (e salvato oltre cinquecento delle settecento persone a bordo dei barconi), la stessa France Presse ha contattato nuovamente Barkallah. Che a questo punto ha fatto marcia indietro sostenendo di non essere sicuro dell’informazione che aveva dato e che non si trattava di notizie ufficiali. Il funzionario della Croce rossa ha aggiunto di non aver visto personalmente quei cadaveri nell’obitorio dell’ospedale di Sfax e di non essere certo dell’informazione in precedenza diffusa.
«Se avessimo recuperato quei cadaveri – dice una fonte militare tunisina – perché mai dovremmo nasconderlo? Anzi avremmo diffuso noi stessi la notizia perché avrebbe dimostrato che ci siamo impegnati a cercare quei corpi per dargli sepoltura. Ma così non è stato, avremmo voluto farlo ma le condizioni del mare erano difficili ed anche volendo non lo avremmo potuto farlo».
A confermare questa tesi – senza però spiegare il mistero – è arrivato in serata un altro comunicato dell’Unhcr. «Sono almeno 150 le persone annegate e molte risultano ancora disperse a seguito del capovolgimento di un’imbarcazione al largo delle coste tunisine nel pomeriggio di mercoledì. Si tratta di uno degli incidenti più gravi e drammatici in termini di vittime occorsi finora quest’anno nel Mediterraneo». Nessun dettaglio sui cadaveri. «Quindi – afferma Laura Boldrini, portavoce italiana dell’Unhcr – svolgeremo degli approfondimenti per verificare cosa è veramente accaduto».
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