by Editore | 19 Giugno 2011 5:57
MILANO – Un semestre che vale il doppio di un anno intero. E’ quello che sta accadendo per il mondo della finanza (in particolare le banche) a Piazza Affari, dove da inizio anno sono stati realizzati o annunciati aumenti di capitale per 12,1 miliardi. L’anno scorso l’intero listino della Borsa aveva fatto ricorso agli azionisti per 6,8 miliardi, considerando tutte le società quotate (la parte del leone l’aveva fatta Unicredit, chiedendo 2 miliardi di mezzi freschi).
Una corsa a far cassa che sta creando, in particolare in questi mesi centrali del 2011, una specie di ingorgo anche se le operazioni concluse fino a questo momento (Banco Popolare, con un aumento da 2 miliardi, e Intesa, che da sola ha chiesto 5 miliardi) hanno avuto ottima accoglienza sul mercato; tra qualche giorno si vedrà come è andata invece Ubi, che ha chiesto ai soci un miliardo e chiude l’aumento venerdì prossimo. Domani esordisce invece l’aumento di capitale del Montepaschi (2,151 miliardi) mentre alla fine della settimana, sabato, si terrà l’assemblea straordinaria della Popolare di Milano, che dovrà deliberare a sua volta un aumento entro un importo massimo di 1,2 miliardi. Prossimi giorni “caldi” anche per il gruppo Ligresti: questa settimana potrebbe essere quella giusta per avere l’ok della Consob e dell’Isvap, e far partire il doppio aumento, di Fonsai e Milano assicurazioni, per un totale di 800 milioni.
Eppure, sembra il momento meno adatto per chiedere soldi, visto il clima di massima turbolenza sui mercati internazionali a causa della crisi greca e dei cascami in tutta l’area euro. Eppure, l’effetto-contagio degli aumenti di capitale sta letteralmente esplodendo. «Forse c’è un eccesso di prudenza – spiega Donato Masciandaro, direttore del Centro Paolo Baffi dell’Università Bocconi – magari fanno bene, ma le nostre banche mi sembrano molto zelanti, spinte anche da un’autorità di vigilanza che ha fatto della stabilità la sua stella polare».
Finora gli aumenti di capitale hanno impattato solo sulle quotazioni, ma in alcuni casi il ricorso alle tasche dei soci sarà davvero oneroso: ad esempio Bpm capitalizza 700 milioni (dopo il balzo di due giorni fa, nonostante la smentita sulle voci di interessamento di Bnp Paribas) e si appresta a chiedere fino ad un massimo di 1,2 miliardi; discorso non troppo dissimile per Fonsai, sebbene in questo caso la capitalizzazione sia più alta dell’ammontare dell’aumento. Diversa la scelta di Bper, per rafforzare comunque il capitale: la banca ritirerà dal mercato le minoranze delle banche controllate, con un’offerta pubblica di scambio; l’effetto diluitivo sull’utile per azione è limitato e se il concambio sarà giudicato corretto dal mercato l’operazione dovrebbe essere ben accolta.
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