Bambini lavoratori: 115 milioni fanno lavori pericolosi

Loading

ROMA – Più della metà  dei bambini che lavorano sono impiegati in forme di lavoro pericoloso. Lo rivela l’Ilo in un’indagine presentata oggi in occasione della Giornata mondiale contro il lavoro minorile 2011. Su un totale di 215 milioni di bambini lavoratori, 115 milioni sono impiegati in mansioni a rischio. Il rapporto intitolato “Bambini nei lavori pericolosi: quello che sappiamo, quello che dobbiamo fare”, cita una serie di studi realizzati nei paesi industrializzati e in quelli in via di sviluppo, che indicano come ogni minuto un bambino che lavora sia vittima di un incidente, di una malattia o ancora di un trauma psicologico legato alla sua attività  professionale.

Dallo studio emerge, inoltre, che il numero totale di bambini dai 5 ai 17 anni che fanno lavori a rischio sia diminuito tra il 2004 e il 2008, anche se nella fascia d’età  15-17 anni si è registrato un aumento del 20% e i ragazzi impiegati in mansioni pericolose sono passati da 52 a 62 milioni. “Malgrado gli importanti progressi di questi ultimi dieci anni, il numero dei bambini che lavorano, e notoriamente anche in situazioni di pericolo, resta elevato- sottolinea il direttore generale dell’Ufficio internazionale del Lavoro (Bit) Juam Somavia- i governi, i datori di lavoro e i lavoratori devono collaborare per far applicare le misure necessarie a mettere fine al lavoro minorile. La persistenza di questo fenomeno chiama in causa anche il modello di sviluppo predominante. Mettere fine alle forme di lavoro che mettono in pericolo la sicurezza, la salute e la moralità  dei bambini deve costituire una priorità  per tutti noi”.

Lo scorso anno l’ultimo rapporto dell’Ilo registrava già  alcuni progressi in vista dell’eliminazione delle forme peggiori di lavoro minorile, anche se esprimeva preoccupazione per la crisi economica che ostacolava il raggiungimento di questo obiettivo entro il 2016. Nel rapporto 2011 l’organizzazione si dice “estremamente preoccupata” per l’impatto della crisi sui minori. L’Ilo chiede inoltre di “rinnovare gli sforzi per fare in modo che “ogni bambino possa andare a scuola almeno fino all’età  prevista dalla legge per lavorare”. E aggiunge che “devono essere prese rapidamente delle misure per contrastare i lavori pericolosi fatti dai bambini, che non sono in grado di far fronte ai rischi sul luogo di lavoro”. “Ogni paese deve stilare una lista di lavori rischiosi- continua l’Ilo- e mettere in atto azioni di formazione per i giovani lavoratori per renderli coscienti dei rischi, ma anche dei loro diritti e delle loro responsabilità  sul posto di lavoro”. Il rapporto segnala, inoltre, che l’esposizione ai rischi può avere effetti particolarmente gravi sui bambini, il cui corpo e in pieno sviluppo. Gli autori sottolineano anche che il problema del lavoro minorile non riguarda solo i paesi in via di sviluppo ma anche gli Stati Uniti e l’Europa. (ec)

 *********

Asia e Pacifico i paesi in cui i bambini lavoratori rischiano di più

Rapporto Ilo. Il tasso di incidentalità  e mortalità  tra i minori è superiore a quello degli adulti. Il settore più pericoloso è l’agricoltura. Più colpiti i maschi delle femmine

ROMA – Sono l’Asia e il Pacifico le zone dove è maggiormente presente il fenomeno del lavoro minorile rischioso. Più del 60% dei bambini impiegati in lavori pericolosi sono maschi e molti di questi ragazzi devono far fronte a lunghe giornate di lavoro, situazione che aumenta l’esposizione ai rischi. Secondo alcuni studi, inoltre, il tasso di incidentalità  e di mortalità  sul lavoro è maggiore tra i bambini che tra gli adulti. I dati emergono dal rapporto “Bambini nei lavori pericolosi: quello che sappiamo, quello che dobbiamo fare” presentato oggi dall’Ilo in occasione della Giornata mondiale contro il lavoro minorile.

Dall’indagine emerge che le forme di lavoro più pericolose per i bambini sono presenti nel settore agricolo inteso in senso ampio: lo studio include infatti la pesca, il settore delle foreste, ma anche l’agricoltura sia di sussistenza che per il commercio. L’Ilo sottolinea che anche se“è necessario rafforzare la sicurezza e la salute di tutti i lavoratori, misure specifiche di protezione devono essere prese per gli adolescenti tra l’età  minima per essere autorizzati a lavorare e i 18 anni”. “Queste misure- aggiungel’Ilo- devono far parte di un approccio completo nel quale datori di lavoro e lavoratori insieme agli ispettori del lavoro devono avere un ruolo di primo piano”. Fino a oggi su 183 paesi membri dell’Ilo, 173 si sono impegnati a mettere in campo misure di contrasto al lavoro pericoloso, ratificando la convenzione 182 sulle forme peggiori di lavoro per i bambini. (ec)

© Copyright Redattore Sociale


Related Articles

Razzismo. In Italia ogni nove ore un reato

Loading

Il razzismo è il motivo alla base di tre episodi di violenza su quattro. Il dato è frutto dell’analisi effettuata

Rifugiati, 20 mila posti Sprar nel 2014-2016. Ma potrebbero non bastare

Loading

Gli ospiti della rete dei comuni sono saliti a 12 mila nel 2013 da 7.823 nel 2012, ma cresce il numero dei richiedenti asilo in attesa del riconoscimento del proprio status. Di Capua (direttrice Sprar): “Se non cambiano i tempi delle procedure la rete sarà insufficiente”

Generazione “mille euro” a rischio povertà : il 42% avrà  una misera pensione

Loading

Ricerca del Censis per Unipol. I lavoratori dipendenti tra i 25 e 34 anni andranno in pensione intorno al 2050 con meno di mille euro al mese. E questa previsione riguarda quelli “più fortunati”: 4 milioni di giovani con contratti standard

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment