Angeli e demoni a Roma
ROMA – Il simbolo dell’affollatissimo e festoso Europride romano 2011 – oltre cinquecentomila persone, «un miliardo e 300 mila e per la questura» scherzano gli organizzatori, è un elegantissimo trans che caracolla a due passi dalla Basilica di Santa Maggiore su vertiginosi tacchi, fasciato in un aderentissimo abito di pizzo nero con due ali attaccate sulle spalle, per poi perdersi tra la folla. Un angelo mezzo demone, la doppia anima della parata dell’«orgoglio omosessuale» che dietro l’afflato glamour e festaiolo racconta invece di diritti calpestati, pesanti discriminazioni e violenze. Ma la consapevolezza, oltre i lustrini e la Carrà emersa fra le strade della capitale, è quasi palpabile e visibile. Quello che chiede la comunità glbt – uguaglianza, diritti, lavoro – è esattamente quello che hanno reclamato a gran voce il 13 febbraio le persone scese in piazza nella manifestazione delle donne, o i lavoratori a rischio e i precari a vita. E la risposta è stata questa volta forte, lontana dalle polemiche che avevano avvelenato il pride cittadino della scorsa edizione. Forte in una città che ha la maglia nera in Europa per le aggressioni omofobiche, nonostante le parole di Alemanno in serata secondo il quale «Roma non è una città intollerante». Una giornata tranquilla, fatta eccezione per alcuni manifestanti di Forza Nuova, che hanno srotolato dal Colosseo uno striscione anti gay «Roma capoccia della tradizione», subito rimosso dai manifestanti, e Militia Christi con un sit in di protesta a San Giovanni.
Quaranta carri che già poco dopo mezzogiorno hanno invaso piazza della Repubblica, dove si mescolano poliziotti in divisa e imitazioni in short, infermiere dalla capigliatura rosso fuoco e dai bicipiti possenti e poi la numerosissima comunità dei «little monster», gli adoratori di Ladygaga in tute strettissime e argentate, magliette con la scritta «Habemus Gaga», parrucche blondo platino. Si parte poco dopo le 16 con i cinque bikers che fanno da battistrada alla parata, dietro lo striscione che apre il corteo ci sono Franco Grillini, Fabrizio Marrazzo di Gay Help Line, Ivan Scalfarotto e Anna Paola Concia del Pd. Arriva anche Nichi Vendola affiancato da Vladimir Luxuria: «Abbiamo bisogno di vivere – sottolinea il leader di Sel – in un paese che rispetti le diversità , che non sono una minaccia ma una ricchezza. Essere all’Europride significa testimoniare la necesità che l’Italia possa diventare europea, adeguando i propri standard di diritti civili. Il nostro è un paese in cui si fa fatica a bandire l’omofobia, che è stata sdoganata, vive perfino nel lessico istituzionale». E a ribadirlo, poco più in là un cartello con la mappa della situazione legale in Europa dei diritti di lesbiche, gay, bisex e trans e nel quale l’Italia è segnata in rosso. Testimonianza che è parte integrante del documento politico del pride che «guarda con indignazione e dolore anche quelle realtà nel mondo, troppo spesso dimenticate, dove gay, lesbiche e transessuali sono discriminati, torturati, incarcerati, uccisi o che rischiano quotidianamente la pena di morte». Un testo dove si ribadisce «il dovere dell’accoglienza e della tutela verso chi fugge dal proprio Paese per sottrarsi a persecuzioni e pericoli» e che «sostiene con forza la campagna di decriminalizzazione mondiale dell’omosessualità , presentata in sede Onu dall’Unione Europea, chiedendone una rapida e urgente approvazione». Sfilano i carri con una colonna sonora – inaugurata dall’inno del pride A far l’amore comincia tu di Raffaella Carrà , che infila una dietro l’altra gli hit di lady Germanotta, mentre il variopinto carro del Cassero di Bologna gioca con una Madonna d’annata, gli Abba, Kyle Minogue e i Pet Shop Boys, Lorella Cuccarini e Heather Parisi. Mario Mieli regala uno dei quadri decisamente più azzeccati, la giovane coppia regale d’Inghilterra William e Kate in una interpretazione da antologia. Ecco Susanna Camusso, «una partecipazione importante – secondo Fabrizio Marrazzo – perché la Cgil pone con forza fra i diritti del lavoro l’impegno contro le discriminazioni di lesbiche, gay e trans». Ci sono le bandiere di Sel, dell’Idv, c’è Flavia Perina con una delegazione dei Fli, Renata Polverini, ma è contestata da una parte dei manifestanti
Non mancano le polemiche anti ecclesiastiche; compare una foto di Benedetto XVI ritoccato al photoshop in mutande e con un corpetto sulle spalle con la scritta «Veste Prada ma è amico di Satana» e più avanti un falso vescovo che su trampoli ha la tonaca segnata da scritte «pedofilia» «molestie sessuali» «discriminazioni». È un Europride che pretende a gran voce una legge per i matrimoni gay, lo chiedono anche i tanti manifestanti che arrivano dai paesi europei. «Enrico VIII ha avuto sei mogli, perché io non posso averne una?», si legge in un cartello alzato da una giovane ragazza francese. Andrea Bordoni e Matteo Marino a piazza della Repubblica reggono uno striscione dove campeggia la scritta Voglio Sposare Tiziano Ferro.it. «È un blog – spiegano – in cui utilizziamo l’ossessione per la pop star Tiziano Ferro, protagonista di un coraggioso coming out, per riflettere sulla condizione gay in Italia e non solo. Diritti che chiede il gruppo di attivisti inglesi di Amnesty «Different people, same rights» prima di entrare al Circo Massimo dove tutti attendono Lady Gaga.
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