Allarme Grecia, fumata grigia all’Ecofin
BRUXELLES – L’Europa continua ad essere divisa su come affrontare la crisi della Grecia. Ieri i ministri delle Finanze dell’Eurozona si sono ritrovati a Bruxelles per un incontro informale, seguito da una cena a cui hanno partecipato tutti i Paesi dell’Unione. Ma le ore di discussione non sembrano essere riuscite a conciliare due posizioni che appaiono in realtà inconciliabili. E domenica ci sarà un vertice straordinario.
Oltre al prestito già ricevuto per 110 miliardi di euro, si sa che Atene, il cui debito pubblico ammonta il totale a 350 miliardi di euro, avrebbe bisogno di un ulteriore credito per una cifra che il ministro belga delle finanza, Reynders, ha collocato intorno agli 80 miliardi. Il dissenso tra gli europei non è se concedere o meno il nuovo prestito, a condizione che il governo Papandreou riesca a varare il nuovo piano di risanamento concordato con la Commissione. La Bce e il Fmi, ma piuttosto sulle modalità del finanziamento.
Secondo la Germania, sostenuta in questo da altri Paesi del Nord Europa, il nuovo piano di salvataggio dovrebbe coinvolgere anche gli investitori. In altre parole, il ministro delle finanze tedesco chiede che le banche e gli altri investitori in possesso di titoli greci, siano obbligati ad accettare un riscaglionamento del debito accettando un prolungamento della scadenza dei titoli, o l’obbligo a riacquistare nuove emissioni in sostituzione di quelle giunte a maturazione. Secondo il ministro olandese delle finanze, il concorso dei privati nel piano di salvataggio dovrebbe essere attorno al 30% dell’intero pacchetto.
La Banca centrale europea, però, è fermamente contraria a qualsiasi obbligo imposto ai creditori, che potrebbe essere interpretatocome un «credit event» e dunque porre la Grecia in situazione di default. Su questa linea, si trovano sia la Commissione sia molti Paesi dell’eurogruppo, tra cui la Francia e il Belgio. «Una qualsiasi imposizione ai creditori sarebbe un errore fondamentale», ha dichiarato ieri il belga Reynders. Il timore è che, se la Grecia venisse considerata in default, i mercati potrebbero attaccarsi al debito sovrano di altri Paesi a rischio, come l’Irlanda o il Portogallo, innescando una reazione a catena difficile da arrestare. La Bce sarebbe invece disposta ad accettare un impegno volontario degli investitori ad riacquistare i titoli greci in cambio di un piano di aiuto (il cosiddetto “roll-over”), come convenuto in quella che viene chiamata «l’intesa di Vienna». E’ questa l’ipotesi su cui sta attualmente lavorando il commissario europeo Olli Rehn.
Ma la Germania e i suoi satelliti non ci sentono. «Riesco difficilmente a immaginare che una simile operazione possa farsi su base volontaria», ha dichiarato ieri la ministra delle finanze austriaca.
I tempi per una decisione sono ormai stretti. Domenica vertice straordinario alla vigilia dell’ecofin del 20 giugno, in modo da consentire ai capi di governo di varare il nuovo pacchetto di aiuti al vertice del 24 giugno.
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