Al via un fondo per i risarcimenti

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Il piano approvato ieri dal governo (ma per diventare legge dovrà  ottenere l’approvazione del parlamento) è in effetti un piano di salvataggio per Tepco, Tokyo Electric Power Company, l’azienda proprietaria dell’impianto disastrato. infatti si calcola che l’azienda sarà  costretta a pagare oltre 100 miliardi di dollari in risarcimenti ai suoi lavoratori e alla popolazione danneggiata – basti pensare che oltre 80mila persone sono state evacuate dalle loro case e probabilmente non potranno mai più tornare nella sola «zona di esclusione», il limite fissato dal governo a 20-30 chilometri attorno all’impianto devastato.
Il mese scorso Tepco aveva dichiarato perdite per 15 miliardi di dolari, le sue azioni sono in crollo e la prospettiva dei risarcimenti equivaleva alla bancarotta. Il fondo proposto dal governo è una salvezza per l’azienda. Il progetto del governo è che al fondo contribuiscano sia tepco, sia le altre aziende operatrici di centrali atomiche, oltre al governo stesso. Negli ambienti finanziari intanto si discute del debito di tepco, e di una sua eventuale ristrutturazione.
Lo shock provocato dal disastro di Fukushima-Daiichi ha aperto profondi ripensamenti in Giappone. L’ampiezza del disastro continua a rivelarsi: ieri ad esempio le autorità  municipali di Fukushima hanno annunciato che distribuirà  dei misuratori di radiazioni ai 34mila bambini tra 4 e 15 anni che vivono in città : gli sarà  chiesto di indossare i dosimetri per tre mesi consecutivi, per misurare mese per mese la quantità  cumulativa di radiazioni a cui sono esposti. La città  si trova a 60 chilometri dall’impianto devastato l’11 marzo. A Fukushima città  le autorità  si attengono alle definizioni ufficiali e dicono che la radioattività  resta al di sotto della soglia di rischio sanitario: ma ora vogliono misurare la dose cumulata a cui gli abitanti sono esposti, cominciando dai bambini.
Ieri il quotidiano Asahi ha pubblicato un sondaggio d’opinione secondo cui quasi tre quarti dei giapponesi vogliono vedere una graduale uscita del paese dal nucleare: una percentuale mai vista in Giappone, dove all’11 marzo il 30% dell’energia elettrica era prodotta da 54 reattori aromici, e dove l’opinione antinucleare è sempre rimasta in minoranza. Tre mesi dopo il disastro però l’opinione è cambiata. certo, il sondaggi del Asahi mostra anche che il 51% pensa che i reattori chiusi in via precauzionale dopo il disastro andranno riaperti, se le ispezioni diranno che rispettano le condizioni di sicurezza..
Intanto il referendum italiano – in particolare quello sul nucleare – ha avuto grande risalto nei Tg giapponesi. il notiziatio serale del NHK, l’emittente statale, ha dedicato 10 minuti (su 30) alla notizia italiana, mostrando le piazze italiane che festeggiano la vittoria del sì. «Ho notato un’espressione di allegria perfino sulla faccia del conduttore», ci scrive una lettrice.


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