Accordo vicino

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L’appuntamento per il test della verità  è il prossimo martedì. Con l’auspicio comune – anche se Susanna Camusso frena: «Gli accordi si fanno quando si raggiungono» – di poter tradurre le parole in fatti, nero su bianco. Il calendario dà  una spinta: vuoi mettere un bell’Accordo di san Pietro e Paolo? Con due numi tutelari al posto del San Valentino dei tempi che furono, per mettere alle spalle anni di divisioni e stabilire un nuovo terreno dove far crescere le relazioni industriali. Magari anche l’Italia, in supplenza di un governo sul quale anche Marcegaglia, Bonanni e Angeletti non fanno più alcun affidamento. 
Toni concilianti prima di sedersi al tavolo. «Con spirito costruttivo e molto positivo», assicurava la leader confindustriale. Per «fare una trattativa e arrivare a un accordo unitario», tranquillizzavano i segretari di Cisl e Uil dando corpo alla «speranza» espressa dalla Camusso. Alla fine, uno accanto all’altro in una conferenza stampa comune, solo apprezzamenti sull’andamento della riunione. Positiva e utile a detta di tutti. «Senza alcuna pregiudiziale da alcuno di noi», come rilevato all’unisono dalla triplice sindacale. 
Il numero uno della Cisl si spinge a tratteggiare una «sintonia ritrovata nel momento più utile» tra i sindacati. Non è l’unità , ma nessuno ci avrebbe scommesso. E non è il caso di scomodare il patrono dell’amore, ma si possono accarezzare i due Santi del 29 giugno. Verificata l’assenza di pregiudiziali, che nell’esegesi delle fonti è un riconoscimento all’atteggiamento della Cgil e nella snella delegazione guidata da Camusso equivale a un sospiro di sollievo per non essersi trovati sul tavolo intese pre-confezionate (sono rimaste nelle cartelline), ci sarà  molto da lavorare nel fine settimana, lunedì e il martedì mattina. 
Filtra poco sul merito. «Una trattativa delicata ha bisogno di riservatezza», ammonisce la Camusso se mai ce ne fosse bisogno. Raccomandazione superflua: questa volta un accordo separato non risolverebbe i problemi di nessuno; nemmeno di Marchionne, l’ombra che aleggia sul confronto con le incognite sul futuro di Fabbrica Italia e la sua richiesta di certezze sulla governabilità  degli stabilimenti. Di “Sergio l’americano” e della necessità  cogente non si è parlato, assicurano i presenti all’incontro. I quali, senza entrare nel dettaglio, concordano nell’aver registrato un primo avvicinamento di merito tra le posizioni. Testimoniato a microfoni accesi da Marcegaglia e Camusso: entrambe, con sfumature diverse sulla fattibilità  di un’intesa, fanno riferimento a «rappresentatività  e efficacia della contrattazione». 
Tutto si tiene e si dovrà  tenere insieme, le regole e la loro attuazione. Come, non è ancora chiaro. Ma ci si prova. L’accordo raggiunto dalla triplice nel 2008 è adottato come punto di partenza per determinare l’effettiva rappresentanza dei sindacati anche da Confindustria. Sul modo di completarlo però le idee restano diverse. Il mix tra certificazione degli iscritti e voti ottenuti dalle Rsu reclamato dalla Cgil richiede un dosaggio millesimato per essere digerito da Cisl e Uil, non sarà  facile far passare il principio del referendum tra i lavoratori. Come, a parti invertite, il principio che un contratto firmato dalla maggioranza assoluta delle rappresentanze sindacali unitarie acquisisce validità  erga omnes. In un crescendo di nodi da sciogliere che arriva al groviglio Contratto nazionale-aziendale. Esame di maturità  difficilissimo, inutile negarlo. I candidati però promettono di impegnarsi a fondo: in assenza di un esecutivo che governi la crisi, è scritto nei libri di storia contemporanea che le parti sociali sono i supplenti naturali. 
La firma dell’accordo unitario arriverà  martedì? Tutto dipende dalla scelta del direttivo Cgil che si riunisce lunedì, alla vigilia del nuovo incontro.


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