Accordo sui contratti, la Cgil si spacca

by Sergio Segio | 30 Giugno 2011 6:45

Loading

TORINO – «La parola ai lavoratori» dice Maurizio Landini ed è scontro aperto tra la Fiom e la Cgil all’indomani della firma dell’accordo tra Confindustria e sindacati sulle regole per i contratti nazionali e aziendali e sulle modalità  per le elezioni dei rappresentanti dei lavoratori in fabbrica. Susanna Camusso accetta la sfida e dice «contiamoci pure», convinta che l’accordo «va in una strada opposta a quella immaginata dal Lingotto perché non si possono più fare intese separate». La Fiat tace, sospende per il momento giudizio, ma è facile capire che, essendo il suo interlocutore diretto la Fiom, non ritiene di poter fare a meno delle garanzie di «esigibilità » dell’intesa. In assenza delle quali, per il Lingotto, l’uscita da Confindustria resta un tema di attualità  e gli investimenti per Mirafiori e Grugliasco rischiano di restare al palo.
Senza spingersi fino alla richiesta delle dimissioni avanzata da Giorgio Cremaschi il segretario generale della Fiom Landini, che per oggi ha convocato un comitato centrale della sua organizzazione, insiste sulla necessità  di sottoporre l’accordo al giudizio dei lavoratori «almeno di quelli della Cgil». Cisl e Uil si oppongono a chiamare a un voto la propria base, ma Landini ricorda che nella Cgil ciò «è previsto a norma di statuto». L’idea di rimettersi al verdetto dei lavoratori viene accettata dal numero uno della Cgil per la quale l’accordo « ristabilisce la gerarchia della fonte» nel senso che «il contratto nazionale predetermina ciò che accade negli altri livelli di contrattazione». Quindi nessun beneficio per la Fiat semmai «esattamente il contrario». Susanna Camusso, per la quale «nei giudizi che arrivano dalla Fiom ci sono affermazioni false e alcune imprecisioni» spiega che si è in presenza «dell’introduzione di un principio importante mai entrato nel privato» stando al quale la rappresentanza deriva dalla certificazione degli iscritti e dal voto delle Rsu, quindi un criterio misto». E per lei è questo un meccanismo che «ferma la deriva di destrutturazione dei contratti».
E la Fiat? A questo punto il suo silenzio va letto come una scelta di prendere tempo per capire in quale misura l’accordo che ha spaccato la Cgil può servire alla sua necessità  di avere regole sicure e condivise a Pomigliano, Mirafiori e Grugliasco dove complessivamente ha messo in conto investimenti per 2,2 miliardi di euro. Insomma «la certezza dell’applicazione degli accordi sottoscritti» come ripete Marchionne. Ma se le posizioni sono quelle emerse dallo scontro di ieri, oltre che dalle affermazioni della Camusso sull’accordo che «non porta benefici alla Fiat», il Lingotto non ci sta.
In attesa di una sua presa di posizione ufficiale si può facilmente immaginare che considera dunque «non utile» l’intesa tra Confindustria e sindacato e questo vuol dire una conferma della sua volontà  di lasciare Viale dell’Astronomia. Una decisione sulla quale influirà  anche l’eventuale sentenza del tribunale sul caso Pomigliano prevista per il 16 luglio. E se il verdetto dovesse essere di condanna per il Lingotto si dovrebbe mettere sempre più in conto il disimpegno italiano di una Fiat determinata – i suoi vertici, dicono, costretta – a fare rotta verso l’America.

Post Views: 176

Source URL: https://www.dirittiglobali.it/2011/06/accordo-sui-contratti-la-cgil-si-spacca/