A Milano inaspettata Palestina
Doveva essere la fine del mondo. Milano invasa da antisemiti, filo terroristi islamici e violenti dei centri sociali. E invece la città è stata attraversata da un corteo assolutamente pacifico e civile contro la kermesse «Israele che non ti aspetti» che da una settimana sta occupando piazza Duomo per promuovere Israele e per oliare i rapporti economici e politici tra il governo israeliano e il governo italiano.
Era bastato l’annuncio di una manifestazione di protesta più che legittima per scatenare un putiferio. Con la destra pronta a cogliere l’occasione di rilanciare le assurde accuse della campagna elettorale anti-Pisapia, e alcuni pezzi della sinistra critici o in imbarazzo. I profeti di sventura però sono stati smentiti. Tutto è filato liscio rendendo vano l’ampio schieramento di forze dell’ordine che ha marcato anche dal cielo il serpentone che da largo Cairoli ha raggiunto piazza San Babila passando davanti a Palazzo Marino. Circa due mila manifestanti hanno voluto ribadire le loro ragioni contro la politica violenta, questa sì, del governo israeliano in Palestina e contro il significato propagandistico della kermesse.
«Adesso partiamo, restiamo tranquilli, senza accettare nessuna provocazione». L’annuncio dal camion che apre il corteo è accolto con un applauso. Restare umani però non significa restare in silenzio. Un ragazzo lo grida al microfono in spalla a un suo compagno. Soffia il vento della rivoluzione nei paesi arabi. Palestinesi, egiziani e siriani sono in piazza insieme. Italiani e stranieri di ogni provenienza e fede, anche ebraica, sventolano le bandiere palestinesi e quelle della Freedom Flotilla. Sono venute delegazioni da mezza Italia. Nessuno può dimenticare Vittorio Arrigoni. Un passo indietro sfilano Sinistra critica, il Pcdl e i centri sociali Vittoria e T28. «No all’occupazione israeliana di Milano. Contro le tecnologie di guerra e apartheid», recita lo striscione in testa al corteo. «Rai-Mediaset fate vedere agli italiani chi sono i veri terroristi», è la scritta mostrata da due ragazze. Tre donne arabe portano uno striscione amaro: «322 bambini uccisi, Israele che non ti aspetti», seguono due lunghissimi elenchi delle vittime palestinesi uccise a Gaza. I rap della Darg Team, venuti proprio da Gaza, si alternano agli interventi.
Non c’è neppure il proverbiale attimo di tensione. Solo un blitz la notte prima della manifestazione: frutta marcia recapitata all’ufficio italiano della Agrexco, l’azienda per metà di proprietà dello stato di Israele che esporta il 70% dei prodotti agricoli coltivati nelle terre confiscate ai palestinesi.
La manifestazione è finita. Eppure tutti corrono in fondo a piazza San Babila. Che succede? Niente, solo un provocatore fascista con la maglietta della X Mas che strappa uno striscione e poi scappa. E loro sì che di antisemistismo se ne intendono.
Related Articles
L’ira dei grillini sotto accusa: le forze dell’ordine ci votano
Bertola: tanti in Italia si augurano la morte di un ministro
Philippe Lamberts: «I Verdi voteranno no al Ceta, ma il problema sono i socialisti»
Intervista a Philippe Lamberts. «Se le istituzioni democratiche non operano nell’interesse generale, non dobbiamo poi stupirci che molti cittadini vogliano provare altro che la democrazia»
Gas russo in Europa. «Al via il North Stream 2, in funzione entro il 2019»
Energia europea. Il gas russo a Germania e Repubblica Ceca. Usa e Ucraina: «È una minaccia».