Vendola e l’exploit della sinistra radicale “Bersani fidati, l’alternativa si fa con noi”

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CAGLIARI – «Il vento che abbiamo fatto soffiare è straordinario, ma non voglio mettere nessun cappello su questa vittoria. Spero che sia il carburante per un nuovo centrosinistra credibile, affidabile e praticabile: quello che ha auspicato Napolitano». Nichi Vendola, il leader di Sel, è euforico. 

Vendola, qual è la lezione che viene da Milano? 
«È saltata la camicia di forza che teneva imbrigliato il paese. L’Italia migliore si leccava le ferite e guardava con sgomento il declino economico e il regresso civile di una nazione smarrita. Improvvisamente la domanda di cambiamento è riuscita a trovare il gancio giusto per emergere dalla rassegnazione. Ma sono due le lezioni che vengono da questo voto».
Quali?
«La prima è legata all’insopportabilità  del berlusconismo nella sua fase agonizzante. È una sorta di disobbedienza civile a una democrazia autoritaria. L’altra lezione è per il centrosinistra: quando l’offerta di cambiamento è credibile, la gente si rincuora e ti vota. Ma quando il centrosinistra si immerge nella palude, allora prevale lo scoramento e per la nostra coalizione è una sorta di coazione al naufragio. Nell’urna vincono Pisapia a Milano e De Magistris a Napoli: il Pd è posto di fronte alle proprie responsabilità , non potrà  fare finta di niente». 
A Napoli il candidato Morcone, appoggiato anche da Sel, è andato male. Questo è un fatto che non si può oscurare.
«No, non si può oscurare. In una realtà  in cui il centrosinistra aveva da compiere molte autocritiche è riuscito a trasformare persino le primarie in un boomerang e a dividersi. Un errore ingiustificabile. Tuttavia Lettieri, il candidato di destra, ha una perfomance mediocre e le capitali del Sud e del Nord avranno, alla fine dei ballottaggi, due sindaci di centrosinistra. Ne sono sicuro. Da domani si lavora pancia a terra per Giuliano e per Luigi». 
Per Sel è una vittoria su tutta la linea? 
«Vittoria tripla. Perché è la dimostrazione che le primarie rappresentano davvero un valore aggiunto. È la fuoriuscita dal politicismo di chi crede che solo al centro si vince. Inoltre per un partito neonato anche i risultati della lista sono molto incoraggianti». 
Secondo lei, la strategia delle alleanze del Pd deve cambiare?
«La prima cosa che deve cambiare è questa insostenibile leggerezza di un centrosinistra che è un’allusione, e non un cantiere. Cambia il vento in Italia, il berlusconismo prende uno schiaffo forse fatale, nonostante il centrosinistra nel paese non sia ancora quello che deve essere. Il centrosinistra va tutto costruito». 
Un messaggio per Bersani?
«Gli dico: non abbia paura. Dobbiamo reciprocamente dirci di non avere paura. Il paese ci incoraggia a metterci in campo e a usare ago e filo per ricucire una grande tela che è quella della lotta alla precarietà , di un nuovo modello di sviluppo, di diritti sociali e di diritti di libertà ». 
Ora si sente più forte anche come candidato premier?
«Voglio parlare di una vittoria comune adesso e mi sembra assolutamente palpabile la forza che si sprigiona con i processi di partecipazione democratica. Le primarie sono davvero per noi il metodo e la sostanza dell’alternativa». 


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