Usa-Messico, Obama promette riforme per i migranti

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Da una parte Felipe Calderon, presidente messicano, che ancora oggi non è in grado di gestire il problema e lo ha dimostrando facendo poco e nulla per risolverlo.
Dall’altra parte della frontiera c’è Barack Obama, stretto nella morsa dei repubblicani che hanno la maggioranza alla Camera dei rappresentanti Usa e che chiedono sempre maggior rigore nel controllo dei confini.
A farne le spese, ovviamente, tutte le migliaia di migranti che nella corsa al loro eldorado rischiano di doversi nascondere in eterno, se arrivano negli Usa, o altrimenti mettono in gioco la loro vita durante il viaggio che li porterà  clandestinamente a superare la frontiera.

Ma le cose stanno per cambiare e la conferma arriva dallo stesso presidente Barack Obama che ne ha discusso a El Paso, città  di confine fra Usa e Messico, uno dei simboli dell’immigrazione che dal centro e sud America arriva negli Usa, durante una conferenza organizzata da Esperanza, associazione ispanica evangelica ben radicata nel territorio statunitense.
Presentando la proposta di riforma per l’immigrazione, Obama ha parlato di “imperativo economico”.
“Tutte le persone che giungono negli States illegalmente hanno una responsabilità . Devono pagare le tasse, imparare la nostra lingua e legalizzare la propria posizione. Non chiediamo troppo”, ha detto Obama. Non è mancata poi la stoccata ai repubblicani colpevoli a suo dire di chiedere insistentemente il “rafforzamento dei confini”.

“La legge non si viola e non possiamo più tollerare quei datori di lavoro che sfruttano dipendenti non in regola per pagare salari più bassi. Mi impegno, nel mio ruolo di presidente, a far approvare in tempi brevi una riforma dell’immigrazione completa”, ha aggiunto Obama.

Secondo gli ultimi dati sarebbero poco meno di 12 milioni i cittadini senza un regolare permesso per restare negli Usa. E tutti dovrebbero essere assolutamente regolarizzati secondo la riforma che ha in mente Obama. Così come promise durante la campagna di medio termine al gruppo elettorale di origine ispanica.

Dunque, Obama incassa a El Paso l’ennesima fiducia da una parte importante del suo elettorato, i cittadini di origine ispanica. Non solo. Considerando che ad organizzare l’evento nella città  di confine è stata un’associazione religiosa, il presidente ha approfittato per ribadire ancora una volta la sua fede e ha detto che “la preghiera ci aiuta a trovare un significato per le nostre vite. Tutti noi veniamo da posti diversi ma siamo determinati a costruire un futuro migliore per i nostri figli e i nostri nipoti. Oggi, fateci pregare per un’America che si possa costruire insieme come un’unica nazione e un unico popolo” ha concluso Obama.


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