Un Canale di sinistra per Reggio Calabria

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 REGGIO CALABRIA. C’è il candidato di Rifondazione osteggiato a sinistra ma appoggiato dal Pd, c’è il delfino del presidente che annaspa nelle acque agitate dello Stretto, c’è il candidato del cosiddetto Nuovo Polo Civico che è quanto di più vecchio ci sia in Calabria, c’è poi una serie di candidature di bandiera che hanno il solo effetto di frammentare e disorientare. Benvenuti a Reggio Calabria a poche ore dal voto. Quello del post-Scopelliti. Ma anche un referendum sullo “scopellitismo” in città : vive, o è morto e sepolto dopo che il suo nume tutelare, sindaco per dieci anni, è trasmigrato alla Regione? In questi primi giorni di maggio, Reggio appare rigogliosa come un prato in fiore. Bella, come sempre, e dannata. Umiliata e dissanguata da un decennio di cattiva amministrazione. Il “modello Reggio” e la “Reggio da bere”, tanto sbandierate da Scopelliti, nascondono, in realtà , una crisi sociale ed economica senza precedenti. L’attuale presidente della Regione ha lasciato in eredità  un gigantesco debito comunale di 330 milioni di euro, disoccupazione al 25%, interi quartieri senz’acqua, una gestione “allegra” delle risorse, un preoccupante dissesto idrogeologico. Il suicidio di Orsola Fallara (alto dirigente del settore Bilancio e Finanze del Comune, sotto inchiesta per truffa) lo ha tragicamente messo in luce. Scopelliti – a detta della Procura reggina che lo ha iscritto nel registro degli indagati – da sindaco avrebbe favorito un giro di parcelle gonfiate. Un sistema oliato per arraffare soldi, mentre i dipendenti comunali da mesi non ricevono gli stipendi e i fornitori non vengono pagati. Con una situazione ambientale a livelli di guardia: a Croce Valanidi ben 40 famiglie con componenti affetti da cancro, da Pellaro a Catona c’è il divieto di balneazione, a Sanbutello di Gallico per una frana si può anche morire.

Nonostante ciò Scopelliti punta a perpetuare il suo controllo della città . Il suo pupillo è Demetrio Arena detto Demi, un manager prestato alla politica, già  ad dell’Atam, l’azienda di trasporto pubblico. E proprio sull’Atam, e sul suo management, pende l’inchiesta Terrazzamento che ha smascherato il ruolo dell’azienda pubblica dei trasporti nello sversamento illegale di rifiuti speciali. La destra reggina è in difficoltà , e il rischio di andare al ballottaggio c’è tutto. Arena è sostenuto da Pdl, la Destra, Lista Scopelliti, Udc (che però ha subito la scissione dei “terzopolisti” guidati dal consigliere regionale, Pasquale Tripodi) e un lenzuolo di liste minori. Le prime smagliature nel campo avverso fanno intravedere per la sinistra l’uscita dal tunnel.
In città  c’è sentore che Reggio possa finalmente voltar pagina, lasciandosi alle spalle l’impasto di ‘ndrangheta, massoneria deviata e clientelismo, vero cemento della destra locale. Con la memoria rivolta al passato, a un altro decennio, questa volta virtuoso, quello di Italo Falcomatà , sindaco dal 1993 al 2001, prematuramente scomparso e tanto rimpianto. E nel solco di Falcomatà  si muove Massimo Canale, avvocato penalista, candidato di Rifondazione e appoggiato anche dal Pd. Un unicum nella storia delle consultazioni elettorali nei grossi centri. L’obiettivo del secondo turno è a portata di mano. Perché forte è l’entusiasmo maturato intorno alla sua candidatura (che ha l’appoggio anche dei socialisti e di due civiche, Energia Pulita ed Ethos).
Canale intercetta la voglia di alternativa in città , da un anno gira in lungo e in largo Reggio a bordo del suo “Pulmino del Cambiamento” e il consenso popolare, sganciato da logiche partitiche, e ottenuto grazie ad un’attività  continua (e fisicamente logorante) sul territorio, fa ben sperare. «E’ stato un anno entusiasmante – dice al manifesto – un’esperienza indimenticabile, un rapporto diretto con i reggini proficuo e costruttivo. Un viaggio di 365 giorni in cui ho messo a fuoco i sogni, le speranze e le criticità  della popolazione. In cui ho raccontato il progetto che ho in mente, una municipalità  partecipata, e democratica nel senso vero per uscire dagli anni bui dello “scopellitismo”. I reggini chiedono di debellare la piaga della precarietà , di migliorare la raccolta differenziata, politiche sociali di progresso. Altro che la città  delle veline e dei luna park di Scopelliti. Abbiamo chiesto al presidente che ci spiegasse quali fossero i criteri di assunzione alle società  miste e ci ha risposto che non era una questione di rilevanza sociale. Ecco, bisogna farla finita con il morbo del clientelismo, perché è proprio sui bisogni che la ‘ndrangheta costruisce il suo consenso». La novità  è rappresentata da un candidato di sinistra, sostenuto dal Pd, «ma i compagni del Pd stanno lavorando attivamente nei quartieri e hanno salutato la mia candidatura come un atto liberatorio, catartico, che ha annullato tutte le liti interne di un partito che è, tuttora, commissariato. Sembra quasi che la scelta di uno esterno al loro mondo, di uno di sinistra abbia dato loro convinzione e più mordente».
Nel campo progressista non sono però tutte rose e fiori. Perché una decisione, francamente incomprensibile, ha portato la sinistra a dividersi: Idv, Sel e Pdci (di cui Canale è stato segretario provinciale fino al 2010) hanno deciso di puntare su Aldo De Caridi, un tempo Mpa, oggi dipietrista. Il Pcl scende in campo con Pino Siclari. Verso il resto della sinistra Canale non serba però rancore: «Confido di averli accanto nell’auspicabile ballottaggio. Molti sono i temi che ci uniscono in nome di un’opposizione alla destra che non deve conoscere più divisioni. Perché il traguardo del ballottaggio è vicino, i sondaggi sono univoci e Scopelliti sa che se superiamo il giro di boa del primo turno tutto è possibile».
Canale deve guardarsi soprattutto dal Nuovo Polo centrista, che propone, però, una vecchia volpe della sinistra reggina, Peppe Bova, già  Pci, Pds e Pd, attuale consigliere regionale che, dimessosi dal gruppo consiliare democratico, a 68 anni suonati, ha ritrovato entusiasmo con una candidatura terzopolista che potrebbe pescare più a destra che a sinistra. I finiani puntano su Carlo Maria Sbano, mentre ha dato forfait la deputata Angela Napoli perché, sostiene, «il voto a Reggio è inquinato». Scopelliti c’è rimasto male ed ha risposto che la deputata di Fli (e sua ex sodale di partito) offende tutta Reggio. In effetti, Napoli sugli “impresentabili” non ha tutti i torti. Perché l’elenco è lungo: dal candidato sindaco Arena, indagato – come detto – per smaltimento illegale di rifiuti, al ricandidato consigliere uscente, Tonino Serranò (Pdl), “il consigliere pistolero” colto in un’intercettazione ambientale mentre gioca con una pistola insieme a un picciotto della cosca Serraino. A 72 ore dal voto questo è a Reggio lo stato dell’arte. La destra è nervosa, le certezze non sono più granitiche e arrivano i rinforzi da Roma. Se Giorgia Meloni, pur di sostenere Scopelliti si è fiondata in Calabria a bordo di un aereo di Stato, oggi tocca a Berlusconi, atteso in Calabria per un tour elettorale. La partita è aperta. Ma forse Reggio ha già  imboccato il Canale del cambiamento.


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