by Sergio Segio | 14 Maggio 2011 15:01
Cinque importanti organizzazioni brasiliane, (il Gat – Grupo Portuguàªs de Activistas sobre Tratamentos de VIH/SIDA; Liga Portuguesa Contra a Sida; Porto G, dell’Apdes – Agàªncia Piaget para o Desenvolvimento; Red Light, dell’Associaà§à£o Positivo; e infine Umar – Unià£o de Mulheres Alternativa e Resposta) e molti difensori dei diritti umani e attivisti si sono mobilitati per ottenere dal Governo il riconoscimento dei lavoratori del sesso, denigrati e sfruttati, senza diritti né dignità . Così hanno chiesto un incontro con la Segreteria statale dell’Uguaglianza, la Commissione per la Cittadinanza e l’Uguaglianza di genere, e la Commissione per le pari opportunità e non si fermeranno davanti a nulla.
Salomé Coelho, della Unià£o de Mulheres Alternativa e Resposta, ha spiegato come l’input per questa azione rivendicativa sia la campagna in corso sulla prevenzione delle infezioni sessualmente trasmissibili promossa dall’Alto commissariato alla salute, destinata proprio alle donne che prestano servizi sessuali e ai loro clienti.
I firmatari dell’azione per la difesa delle donne che hanno scelto la prostituzione tengono a precisare, infatti, che indirizzare questa campagna di sensibilizzazione al problema solo alle prostitute è limitativo. “Molte delle persone malate di Hiv-Aids non sono le donne che lavorano in strada, bensì le altre donne infettate dai compagni con i quali pensano di avere una relazione esclusiva”. Per arginare l’emergenza sanitaria, dunque, occorre regolamentare la prostituzione, controllare chi ci lavora, sottoponendo tutti a controlli regolari, ad assistenza medica, a protezione totale. E non solo “E’ anche urgente combattere la stigmatizzazione sociale e la condanna morale associata alla prostituzione – spiegano – e il primo passo è ammetterne l’esistenza e aprire le porte a chi vi è coinvolto, iniziando proprio dal garantire loro i diritti sociali”.
Nel comunicato, i firmatari sottolineano un concetto delicato, ossia che la prostituzione può anche essere frutto di una scelta, cosa che è negata dalla maggioranza della gente. “Siamo associazioni, ricercatori, attivisti indipendenti, cittadini e cittadini che da sempre combattiamo il traffico di essere umani spesso destinati appunto allo sfruttamento sessuale o lavorativo, e per questo possiamo perentoriamente affermare che la realtà del traffico di essere umani non può essere confusa o mischiata con il Lavoro Sessuale“. Secondo loro, confondere questi concetti incrementa la visione che tutte le persone che lavorano nel mondo del sesso, donne, uomini e trans, siano vittime e questo li rende ancora più vulnerabili alla violenza. Questa lettura impedisce interventi politici e sociali chiari, promuovendo invece interventi basati su preconcetti, che perpetrano la “stigmatizzazione sociale, l’oppressione sessista e patriarcale e uno spreco di denaro pubblico”.
Al contrario, il lavoro svolto da questo pool, si basa “sull’appoggio sia a chi vuole prostituirsi sia a chi vuole lasciare il marciapiede“, nel totale rispetto delle libertà di scelta. Il tutto andando contro all’idea che offrire servizi sessuali sia indecente. “Indecente – precisano – è negare il potere di decisione di queste persone e considerarle esseri inferiori, vittime. Questa è gente che invece ha il diritto a non vedersi portare via i figli dai servizi sociali, è gente che ha il diritto a un’abitazione quando smetterà di esercitare il proprio mestiere”, è gente che ha bisogno di rispetto e di tutele come tutti.
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