Treviso dice “no” ai profughi

by Sergio Segio | 11 Maggio 2011 13:35

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TREVISO – Macchè ospitalità  diffusa, macchè accoglienza: il presidente della provincia di Treviso Leonardo Muraro dice un secco “no” all’arrivo di nuovi immigrati a Treviso. Il rifiuto arriva all’indomani dell’appello del governatore Zaia a tutta la comunità  veneta a farsi carico dei profughi e a pochi giorni dalla visita del Papa a Venezia, che al Nordest ha chiesto di “superare la paura degli immigrati”. Ieri notte, intanto, i 120 profughi attesi sono entrati in Veneto. Le parole di Muraro non lasciano spazio a dubbi d’interpretazione: “No a profughi liberi di girare incontrollati”. E, se non fosse abbastanza chiaro, ripete: “Nessun profugo a Treviso, soprattutto se può vagabondare senza scopo per il territorio”. La decisione è motivata come “dovere istituzionale nei confronti della comunità ”: la provincia – spiega Muraro – in un momento difficile per l’economia deve garantire che “nessun immigrato senza lavoro e senza scopo stanzi sul territorio a spese del contribuente, girovagando senza meta libero”. Il presidente, che si proclama “interprete dei timori  dei cittadini trevigiani”, non la vede come una questione di razzismo o di mancanza di solidarietà  internazionale, “anzi: è una questione di solidarietà  nei confronti dei trevigiani che tanto hanno sacrificato e tanto sacrificano anche adesso”.

Un’altra ragione del rifiuto all’accoglienza è dovuta alle “procedure ancora poco chiare”, che mettono nelle “condizioni di dover trasportare da un centro all’altro e teoricamente ospitare della gente che in realtà  è libera di girare incontrollata per il paese”. E rifacendosi alle dichiarazioni di Zaia, spiega: “È giusto offrire l’accoglienza internazionale ma non per tutti. E io aggiungo: non in questo modo”. Infine, Muraro mette le mani avanti ricordando che a Treviso “gli immigrati sono oltre l’11% della popolazione locale, una densità  molto alta se consideriamo che siamo circa 900 mila abitanti. La misura è colma, nuovi arrivi, specie senza regole, non servono”. Così si spiega anche l’assenza della provincia alla riunione convocata oggi a Venezia: “Ho voluto dare un segnale per far capire che questo non è il modo giusto per affrontare le cose. I cittadini meritano risposte concrete. A Treviso siamo abituati così”. (gig) 

 

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