by Editore | 15 Maggio 2011 6:18
CANNES – In mezzo ai lustrini, al delirio per i pirati, alle Jaguar dei mafiosi ucraini, non c’è cura migliore che immergersi nella vita di persone normali, operai alle prese con bollette, mutui, disoccupazione e libri per i figli. È il mondo delle Nevi del Kilimangiaro e del regista franco-armeno Robert Guédiguian. Dopo il bellissimo Le passeggiate al Campo di Marte sull’ultimo Mitterrand, e Il viaggio in Armenia, omaggio alla terra dei padri, il cinquantenne poeta del cinema politico torna nella sua Marsiglia, quella di Marius e Jeanette, fra i lavoratori del vecchio porto. È la storia di Michel, operaio cinquantenne, sindacalista, che nonostante la perdita del lavoro vive felice accanto alla sua Marie-Claire, allietato da figli e nipoti, orgoglioso del proprio impegno politico. Ma l’idillio si spezza quando nella loro casa fanno irruzione due ladri. Poco tempo dopo, Michel scopre che a derubarlo è stato un giovane operaio del porto, Christophe, disoccupato come lui. La rabbia per il tradimento, la voglia di vendicarsi cedono il campo, con il tempo, a una consapevolezza dolorosa dell’altro. Christophe non è un delinquente, ma un disperato che cerca in qualche modo di badare ai fratelli piccoli, di garantire loro un futuro migliore del suo.
Una storia semplice nella trama, non nelle emozioni, che ha il merito di rimettere al centro della scena il tema del lavoro. Il lavoro normale, visto che a dar retta alle trame dei film pare esistano al mondo soltanto artisti, intellettuali, manager della finanza e prostitute. Ed è addirittura capace di evocare il grande fantasma del conflitto sociale. Sepolto con la fine delle ideologie, rovesciato dal potere in una guerra di poveri contro più poveri, armata dalla trappola della sicurezza. La qualità di cineasta e di scrittore di cinema di Guédiguian è al solito sublime, come il livello degli attori e, perché no?, la bellezza dei loro volti normali, a cominciare dai protagonisti, Jean-Pierre Darroussin (Michel) e Ariane Ascaride (Marie-Claire), compagna e musa del regista, ma soprattutto una delle più formidabili attrici francesi.
Le nevi del Kilimangiaro avrebbe meritato la competizione ufficiale. Magari al posto di qualche bizzarro esercizio di stile o dei finti scandali alla Polisse o alla Sleeping Beauty, storia di una donna che si prostituisce da bambola per vecchi, che pareva un soggetto scritto da Lele Mora dopo una serata elegante ad Arcore. Ma si vede che gli operai non vanno davvero di moda.
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