Thyssen, bufera sulla Confindustria

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Era la notte fra il 5 e il 6 dicembre del 2007, nel drammatico incendio persero la vita sette operai: la Corte di Cassazione con una sentenza definita «storica» ha deciso che si trattò di omicidio volontario. 
Ma per gli imprenditori italiani che la Confindustria ha appena riunito a Bergamo non è così: l’associazione ha invitato Espenhahn all’assise e la platea ha apprezzato il suo intervento, «molto applaudito» secondo le parole della presidente Marcegaglia. La leader stessa, pur «se con rispetto e referenza per i morti e le loro famiglie», ha parlato a sua volta di «unicum che non ha precedenti in Europa» e di un atteggiamento che, «se dovesse prevalere, allontanerebbe gli investimenti esteri e metterebbe a repentaglio la sopravvivenza del nostro sistema industriale». 
Parole e applausi che ieri hanno gelato e indignato i sindacati – per una volta uniti nella condanna – le famiglie delle vittime e la Lega, partito di governo. In serata la Marcegaglia ha provato a sanare la ferita con una nota che precisava «la vicinanza di Confindustria a tutte le famiglie delle vittime» e «l’impegno a garantire sempre più la sicurezza nei luoghi di lavoro». Ma le sue parole non hanno spento l’eco degli applausi. 
Durissimo il commento del ministro Calderoli, che non ha perso l’occasione per dare una stoccata anche a Montezemolo, possibile avversario politico. «Ho trovato davvero fuori luogo l’applauso al dirigente della Thyssen, visto che la sicurezza sul lavoro è un problema che interessa tutti i lavoratori e i cittadini, Sono i morti che vanno ricordati, non chi ha violato le norme e fatto morire gli operai. Quell’applauso, invece, ha insultato i morti», ha detto. «E poi – ha continuato – ho trovato una certa arroganza professorale nell’intervento della leader di Confindustria, secondo uno stile, non rimpianto, che fu del suo predecessore Montezemolo, che quello stesso stile adesso vorrebbe portare in politica».
Una condanna agli industriali, che ha fatto seguito a quella espressa poche ore dopo gli applausi dall’Idv («la Marcegaglia non ha letto la sentenza, se non si vergognerebbe di certe affermazioni», aveva detto Maurizio Zipponi). Parole di fuoco anche da Paolo Ferrero, leader di Rifondazione: «Che Confindustria applauda un assassino è una cosa indegna di un Paese civile», ha sottolineato. Silenzio invece da parte del Pd, che non ha commentato i fatti di Bergamo.
Durissima anche la reazione del fronte sindacale, compatto come non si vedeva da tempo. «Gli applausi dell’assemblea degli industriali di Confindustria ad un imprenditore condannato per strage sono un inqualificabile atto di vergogna morale – ha spiegato Giorgio Cremaschi della Fiom – Con chi applaude gli omicidi condannati non c’è nulla da discutere, nulla da dialogare». D’accordo con lui non solo Vincenzo Scudiere della Cgil («fuori luogo collegare l’allontanamento degli investimenti al rispetto delle sentenze»), ma anche la Cisl e la Uil. «La sentenza va rispettata da tutti, anche da Confindustria, è la magistratura che va applaudita» ha detto Farina, leader dei metalmeccanici Cisl . «Un applauso assolutamente fuori luogo» ha concordato Paolo Pirani, segretario confederale Uil. 
Ma l’amarezza e il dolore più grande sono affiorate dalle parole dei familiari delle vittime. Gli applausi della Confindustria, ha commentato Legami d’acciaio, l’associazione che li riunisce, dimostra «un cinico disprezzo verso la vita dei lavoratori». Le parole della Marcegaglia sono state «gravissime». Gli imprenditori «anziché prendere le distanze dagli assassini della ThyssenKrupp, che non hanno esitato a lucrare ignobilmente sulla pelle dei lavoratori, esprime loro solidarietà  e vicinanza, dimenticando il terribile calvario patito dalle vittime e dai loro familiari e parenti».


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