Test Invalsi, boicottaggi e punizioni

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ROMA— I numeri, prima di tutto. I Cobas, il sindacato che ha organizzato la protesta degli insegnanti, dice che si è rifiutato di far svolgere le prove il 20%dei professori. «Senzatregua» , il comitato che ha invitato gli studenti a consegnare in bianco, aggiunge che tra i ragazzi l’adesione al boicottaggio è stata del 30%, anche se il dato riguarda solo Roma. Il ministero: della Pubblica istruzione, invece, dice che le prove non si sono svolte solo nello 0,13%delle classi, anche se il dato riguarda le scuole dove c’erano gli ispettori e dove quindi era più facile mantenere il controllo. Come per gli scioperi, anche sulle prove Invalsi (l’Istituto nazionale per la valutazione del sistema educativo di istruzione e di formazione) ognuno tira la coperta dalla sua parte. Ieri la prima tornata dei test che, uguali in tutte le scuole italiane, misurano il livello degli studenti in maniera obiettiva e cioè a prescindere dal metro di giudizio dei singoli insegnanti. Non sono una novità : in Italia si fanno dal 2006 ma adesso— dopo anni di scontro politico consumato sulla pelle della scuola— sono diventate un caso. E al di là  della prevista guerra di cifre il boicottaggio c’è stato davvero. «L’indignazione contro gli ignobili quiz è esplosa in massa nelle scuole di quasi tutte le città » dice Piero Bernocchi, portavoce dei Cobas. Il sindacato denuncia anche «minacce da parte dei presidi che hanno costretto docenti e studenti a svolgere le prove» . A Roma un’intera classe — la seconda dell’Istituto d’arte di via del Frantoio— è stata sospesa dalla preside dopo il rifiuto in blocco di rispondere alle domande. Ma in diversi istituti, ieri toccava alle superiori, sono stati numerosi i ragazzi che hanno consegnato in bianco o strappato i codici che consentono di identificare lo studente. Perché questa protesta? I test Invalsi, secondo i Cobas, «trasformano la scuola in un addestramento per rispondere ai quiz» e hanno come «vero obiettivo quello di fare una classifica di scuole, studenti e insegnanti per differenziare i loro stipendi» . In questi anni le prove sono state utilizzate dalle scuole per correggere il tiro della didattica, accorgendosi di lacune e punti di forza grazie al confronto con gli altri. «Non c’è nessun concorso a premi da vincere o nessuna punizione da evitare— dice Giovanni Biondi, capo dipartimento per la programmazione al ministero — e la valutazione non avrà  alcun riscontro negativo diretto sugli insegnanti né dal punto di vista economico né da quello amministrativo o disciplinare» . Ma ormai lo scontro è aperto e non sarà  facile recuperare un clima sereno. — dopo le superiori oggi tocca alle elementari, seconde e quinte. E se è difficile immaginare bambini di sette anni che strappano il test in faccia alla maestra la protesta si sposta su mamma e papà : diversi comitati di genitori hanno annunciato che, per contestare le prove, non manderanno i figli a scuola. Ma i ragazzi che ieri il test l’hanno fatto cosa ne pensano? Secondo un sondaggio del sito internet Skuola. net, il 60%degli studenti pensa che siano inutili. In compenso solo il 30%li ha trovati più difficili rispetto alle attese. Anche se pochi, solo uno su quattro, si era preparato in modo specifico.


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