Tasse sul risparmio, Tremonti fa saltare l’accordo
BRUXELLES – L’Ecofin dà il via libera a Mario Draghi per il vertice della Bce. Decide di aprire le porte ad una «ristrutturazione soft» del debito della Grecia, in allestimento. E, soprattutto, registra una dura presa di posizione del ministro dell’economia sulla cosiddetta euroritenuta. L’Italia fa saltare l’accordo e minaccia di rivolgersi alla Corte europea di giustizia se non ci saranno sanzioni per gli Stati (come la Svizzera) e le banche che non rispettano le norme. «E’ inaccettabile, scandaloso», tuona Giulio Tremonti.
Il suo sfogo arriva durante il dibattito pubblico tra i 27 sulla revisione di una direttiva Ue che definisce i meccanismi della tassazione degli interessi sui capitali dei cittadini residenti all’estero. La materia richiede l’unanimità e Tremonti minaccia il veto: il si italiano ci sarà solo se saranno introdotti strumenti sanzionatori per chi viola le norme.
Risultato: una ennesivo flop, una nuova fumata nera. Con le sue parole: Senza «un impegno da subito per inserire delle sanzioni, non mi sento di dare una valutazione positiva» per un testo, che altrimenti «sarebbe perfetto». Così, invece, è solo «un optional», non una direttiva con valore giuridico, ma una «quasi direttiva», come i testi ‘quasi giuridici’ che esistevano nel diritto bizantino. «E’ una direttiva scritta dalla Svizzera. Non è stata la Svizzera a entrare nella Ue ma la Ue che è entrata nella Svizzera».
Il ministro se la prende con quella che definisce una «soft regulation». Ripete che «ci sono più società di Cayman a Lugano, che non a Cayman. E comunque ci sono più società di Cayman a Lugano, di residenti a Lugano». La sua presa di posizione riceve il massimo rilievo sui media elvetici. Poi ricorda di aver chiesto a Bruxelles un rapporto sugli stati che hanno violato la direttiva: «Lo aspetto ancora». Nella sua analisi la violazione è sistematica: le banche pagherebbero la ritenuta solo quando l’investitore estero si presenta con piccole cifre. In presenza di capitali cospicui, invece, ecco entrare in campo società off-shore, trust o strumenti assicurativi che consentono l’evasione.
Va liscia invece la designazione ufficiale di Draghi per la Bce. L’Ecofin la ufficializza. Ora manca solo l’imprimatur politico dei capi di stato e di governo della Ue, atteso per il 24 giugno, poi la nomina sarà operativa. Il ministro non la commenta: «Le decisioni le conoscete», dice solo, prima di rientrare in Italia. Draghi si insedierà a Francoforte il 1 novembre.
Sulla Grecia i ministri europei aprono alla possibilità di un riscadenzamento del debito. Non è cosa di oggi. Ma è oggi che va messa in piedi. Ne hanno parlato esplicitamente il presidente dell’Eurogruppo Juncker e il commissario agli Affari economici Olli Rehn. La spagnola Salgado vi ha alluso dichiarando: «Sento che sarà forse necessario adottare nuove misure». Ma la Merkel continua ad essere contraria. La Germania chiede un coinvolgimento dei privati nell’operazione. A Bruxelles si è anche deciso di insistere con il governo di Atene perché faccia subito una serie di importanti è privatizzazioni, insieme a nuove misure di rigore per riportare i conti pubblici sotto controllo.
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