Sotto shock

by Editore | 17 Maggio 2011 6:09

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Sono al tappeto. Ma non sono ancora ko. Bisognerà  contare ancora 15 lunghissimi giorni e sperare che dopo una batosta così al primo turno non riescano più a rialzarsi. Fa impressione vedere coloro che a Milano finora erano abituati a fare il bello e cattivo tempo essere per la prima volta impotenti davanti alle cifre che ora dopo ora li fanno scivolare in un incubo di fronte al quale per la prima volta da queste parti sono davvero impotenti.
E’ uno shock che può mandare in pezzi le riottose anime delle destre milanesi, così abituate a governare indisturbate da essersi più volte permesse il lusso di litigare fra loro, come se l’avversario non esistesse. Adesso invece dovranno ricompattarsi e dovranno farlo in fretta sperando che le crepe che sono l’origine di questo disastro non diventino ancora più profonde.
Berlusconi, dopo la comparsata in tribunale, è andato ad Arcore. Il quartiere generale di Letizia Moratti è alla fondazione Cariplo di Milano. Ma davanti agli otto megaschermi che rilanciano i dati col passare delle ore ci sono sempre meno spettatori. Hanno perso. I giornalisti sono più numerosi degli esponenti politici, degli spin doctor e dello staff del sindaco uscente. Di militanti neppure l’ombra. Dopo le prime proiezioni l’asticella che alla vigilia doveva segnare le vittoria si abbassa sempre di più. La Russa in tv ammette che il ballottaggio non è un dramma perché in fin dei conti «nel 2006 a Milano avevamo vinto al primo turno con il 52% insieme a Fini e all’Udc». Pochi minuti e Pisapia è in testa. E’ il gelo. A Roma il coordinatore nazionale del Pdl, Denis Verdini, sbotta: «Ci aspettavamo un’altra cosa». Alla Fondazione Cariplo quei pochi che si sono fatti vedere spariscono. Alle 18 tocca alla portavoce della Moratti, Laura Ravetto, leggere un comunicato: «I primi dati danno una tenuta della coalizione. Se ci sarà  ballottaggio lo affronteremo con serenità ». Disastro.
La Russa intanto si rassegna: «Il ballottaggio è inevitabile». Poi è il silenzio, voci di corridoio dicono che Moratti è a casa con la nipotina ed è serena. L’unico che si lascia andare è il suo alter ego, il presidente Roberto Formigoni che da tempo si azzuffa con lei su Expo e le contende il ruolo di prima donna del Pdl a Milano. «Puntiamo alla vittoria al secondo turno», insiste ed è ovvio. Ma finisce per snocciolare una serie di criticità  che affliggono il Pdl milanese. Prima di tutto il rapporto con la Lega. «Nessun rimprovero», dice il governatore, ma è chiaro che questa è la spaccatura più evidente su cui «ha pesato anche la Libia». Poi mette sul piatto il tema più scottante per Berlusconi e per la Moratti: «C’è stato un errore di comunicazione». Clamoroso, detto a Sua Emittenza. Radicalizzare lo scontro trasformando le comunali in un referendum pro o contro Berlusconi e ricorrere a colpi bassi e alle calunnie come ha fatto la Moratti contro Pisapia non ha pagato, ed è costato caro a tutti e due. Berlusconi non ha bissato le 52 mila preferenze del 2006 e anche Lassini, quello dei manifesti anti Pm, è stato un flop. 
Ancora una proiezione e La Russa si arrabbia: dà  tutta la colpa al terzo polo. La caccia al capro espiatorio è iniziata. E può essere molto pericolosa. Perché la Moratti avrà  bisogno di riportare all’ovile tutti i voti dei terzopolisti. E anche così i conti non tornano. Dovrà  motivare un elettorato che al secondo turno tende a perdere interesse e a non votare. E dovrà  tenere insieme una coalizione che non la ama e che ieri è stata fatta a pezzi – già  si cominciano a rinfacciare errori e colpe. L’unica strategia sembra quella di sempre, ricompattarsi contro il nemico comunista. Il giochino ieri non ha funzionato ma ne vedremo di tutti i colori.

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