Sotto le due torri col fiato sospeso Merola venti punti sopra Bernardini

by Editore | 17 Maggio 2011 7:49

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Appeso al filo dello scrutinio il candidato del centrosinistra Virginio Merola aspetta praticamente fino all’ultimo voto prima di uscire da casa e raggiungere il comitato elettorale nel centro della città . Manciate di voti che oscillano di qua e di là  dal 50 per cento, spegnendo o accendendo la possibilità  di vincere o meno al primo turno. Ma con dati incoraggianti che portano l’ex assessore all’urbanistica della giunta di Sergio Cofferati a sperare per tutto il pomeriggio e la prima serata e poi sempre di più.

Quando alle 10 di sera lo spoglio delle schede a Bologna è quasi a metà  (220 sezioni scrutinate su 449), Merola è al 51,85 per cento dei voti, aumentano le sezioni e sale al 52, poi cala di poco. Per lui il ballottaggio a questo punto sembra allontanarsi, la vittoria al primo turno è a portata di mano ma il dato è ancora parziale e allora si aspetta per una dichiarazione ufficiale.
Il principale sfidante, Manes Bernardini, il candidato leghista sostenuto dal Carroccio e dal Pdl, tocca a tarda sera quota 30 per cento. Fino all’ultimo spera di arrivare al secondo turno, ma restano comunque almeno venti punti di differenza con Merola e più passa il tempo più si fa strada la rassegnazione. E il Carroccio si ferma al 10 per cento – nonostante l’arrivo di Tremonti a fare campagna elettorale – tra i musi lunghi.
Al terzo posto, ma con un risultato che è una conferma di quello che sta diventando un radicamento a Bologna, il candidato sindaco del movimento 5 stelle, Massimo Bugani, classe 1978, fotografo, che oscilla attorno al 10 per cento. Un boom probabilmente a due cifre, dunque, che conferma quello che è accaduto alle scorse regionali, un fenomeno emiliano oltre che piemontese. Non deve aspettare oltre le otto di sera, Bugani, per presentarsi alle telecamere, entrando nella sede del comune affacciata su piazza Maggiore: «E voi che che seguivate Aldrovandi, ma dai…», le sue prime, soddisfatte parole.
Nettamente sotto le aspettative, infatti, è il risultato di Stefano Aldrovandi, il civico sostenuto dal Terzo Polo, che raccoglie il 5 per cento circa. Doveva portarsi in dote i voti dell’unico sindaco di centro destra che la città  abbia mai avuto, Giorgio Guazzaloca, ma in realtà  ha fatto ancora meno della metà . Nettamente meno interessanti i risultati degli altri candidati che, se si eccettua l’altro civico Daniele Corticelli, raccolgono percentuali da zero virgola.
Ma uno dei dati su cui bisognerà  ragionale a Bologna è anche quello dell’astensione. Sotto le due torri sono andati a votare il 3,5 per cento in meno degli elettori. Non è un dato da sottovalutare anche se non punisce in modo drammatico il centrosinistra reduce dal crack della breve esperienza di Flavio Delbono e da quindici mesi di commissariamento.
Per tutto il giorno pochissime le dichiarazioni degli esponenti politici. Tutti preferiscono evitare di esporsi durante le prime ore dello spoglio, ma anche a sera Virginio Merola si sottrae e preferisce evitare di prendere la parola prima delle 22.30. Nemmeno Manes Bernardini parla ai giornalisti durante il pomeriggio, seguendo l’esempio dello stato maggiore leghista riunito in via Bellerio a Milano, dove si mastica amaro. A Bologna ci sono Rosy Mauro, commissaria della lega emiliana, e il deputato Angelo Alessandri.
Parla qualche esponente del Pdl e il coordinatore regionale Filippo Berselli che si toglie qualche sassolino dalle scarpe sostenendo che se si fosse candidato il commissario Annamaria Cancellieri si sarebbe vinto al primo turno. E quello che era stato indicato come l’eventuale vicesindaco di Manes Bernardini, il pidiellino Lorenzo Tomassini, preferisce concentrarsi sull’astensionismo: «La gente non si sente rappresentata e questo deve essere un interrogativo per tutti».

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