Si riaprono i dossier Mediobanca e Rcs ora i soci cercheranno nuovi equilibri

by Editore | 1 Maggio 2011 7:20

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TRIESTE – Sembra tornato il sereno a Trieste, con il neo presidente Gabriele Galateri nella usuale veste di pacificatore di una Generali che deve tornare a macinare utili lasciandosi alle spalle la bufera degli ultimi tre mesi. L’assemblea di ieri segna questa svolta corroborata da spunti di soddisfazione verso una soluzione delle controversie che hanno contrassegnato la spaccatura tra Vincent Bollorè e il resto del consiglio. «Il vice presidente rientri nei ranghi – ha affermato uno degli azionisti nel suo intervento – oppure faccia presto a disfarsi delle quattro azioni che ha comprato, e tolga il disturbo». Applausi invece per Diego Della Valle, cioè l’imprenditore che ha dato fuoco alle polveri con le invettive contro Cesare Geronzi e la Rcs, manovra che poi si è concretizzata in un fronte anti Bollorè nel cda Generali e nella sfiducia dell’ex presidente. «Grazie a Della Valle e a Del Vecchio altrimenti saremmo qui ad assistere alle operazioni politico-finanziarie di Geronzi», ha detto il piccolo azionista Roberto Masetti. Tutti felici, quindi, ma ora si cerca di capire che cosa può succedere da qui in avanti, se vi potranno essere ulteriori ripercussioni nei punti chiave della galassia finanziaria che ruota intorno a Mediobanca e Generali. E discorrendo con i protagonisti delle vicende, i due mondi dove ci si può aspettare dei cambiamenti sono la stessa piazzetta Cuccia e la Rcs Mediagroup. Nella prima c’è da risolvere con la convivenza con i soci francesi, da quasi un decennio titolari del 10-11% ma alleati di un mondo che sta cadendo in disgrazia in Italia, quello che fa capo a Geronzi e Silvio Berlusconi. Non a caso è stato proprio il premier a benedire nei giorni scorsi la scalata della Parmalat ad opera dei francesi di Lactalis e non è un mistero che in Mediobanca le quote di Bollorè si possono facilmente “saldare” con quelle della Fininvest (1% nel patto e 1% fuori) e di Mediolanum (3% circa). Sul fronte opposto lo schieramento anti francese uscito vincitore dall’ultima battaglia su Generali: l’Unicredit di Fabrizio Palenzona, Della Valle (0,5%), sostenuti nelle loro azioni dal ministro dell’Economia Giulio Tremonti. Ma un segnale che questo fronte potrebbe allargarsi è arrivato ieri proprio dall’assemblea di Generali: Roberto Meneguzzo, rappresentante di Effeti (Ferak e Crt) ha votato per il 6,3% del capitale sommando anche le quote di Del Vecchio e delle Casse del notariato e dei ragionieri. Un pacchetto che ai prezzi odierni ha un valore di circa 1,5 miliardi e che in parte potrebbe essere trasferito al piano di sopra, cioè in Mediobanca, in ottica di stabilizzazione dell’azionariato. Così come a certe condizioni potrebbe fare De Agostini e qualche fondazione in vena di diversificazione. Insomma, se a settembre quando si discuterà  del rinnovo del patto di sindacato di piazzetta Cuccia i rapporti con i francesi si fossero ulteriormente deteriorati, non si può escludere la formazione di un nuovo accordo tutto italiano, magari appena superiore al 30%, in grado di assicurare stabilità  alla filiera. Dove invece i giochi potrebbero aprirsi molto presto è sulla controllata Rcs, anche se ieri Perissinotto ha detto che per il momento non vede la necessità  di vendere la quota del Leone. Lì il protagonista dovrebbe essere Della Valle, seriamente intenzionato a dare un assetto più chiaro all’azionariato della casa editrice che controlla il Corriere della Sera. Il patto di sindacato è stato recentemente rinnovato fino al 2013 ma che cosa succederebbe se qualcuno dei componenti chiedesse ufficialmente lo scioglimento? Se Della Valle fosse libero da vincoli potrebbe salire nel capitale acquistando altri titoli sul mercato o da altri soci desiderosi di monetizzare a premio, e si alleasse con l’11% in mano a Giuseppe Rotelli? Se a ciò si aggiunge che Mediobanca, principale azionista di Rcs con il 15%, vede come il fumo negli occhi il cda della Rcs Quotidiani formato solo qualche mese fa dall’ingresso dei soci forti del patto, ecco che gli ingredienti per nuovi colpi di scena non mancano.

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