Si riapre il dossier-aiuti per la Grecia possibili nuovi prestiti per 60 miliardi

by Sergio Segio | 11 Maggio 2011 7:12

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MILANO – L’Europa torna al capezzale della Grecia anche se la terapia per evitare il crac di Atene è ancora tutta da scrivere. «È ancora prematuro calcolare di che cifra ha bisogno il governo Papandreou», ha detto ieri il Commissario agli affari economici e monetari Olli Rehn. Di sicuro però Bruxelles è pronta a metter mano al portafoglio aggiungendo ai 110 miliardi di aiuti già  garantiti con Bce e Fmi – sostiene il Wall Street Journal – altri 60 miliardi.
La tempistica del salvataggio-bis della Grecia sarà  stabilita nei prossimi giorni ma è probabile che per una soluzione definitiva ci vorrà  forse ancora qualche settimana. Il team di esperti di Banca centrale europea, Ue e Fondo è da ieri nella capitale ellenica per fare il punto della situazione. Che peraltro è abbastanza chiara: le entrate dello stato – causa crisi economica e resistenze alle privatizzazioni – sono state inferiori alle previsioni. Gli obiettivi di bilancio, malgrado gli sforzi dell’esecutivo, non sono stati raggiunti. E per Atene – che pure è riuscita ieri a collocare 1,6 miliardi di bond a sei mesi al tasso record del 4,88% – pare chiusa la strada di un ritorno massiccio al mercato nella seconda metà  del 2012, quando finiranno gli aiuti esteri e Papandreou dovrebbe raccogliere 27 miliardi di euro.
I risultati della missione internazionale saranno con ogni probabilità  già  sul tavolo dell’Ecofin di prossima settimana quando potrebbero arrivare le prime decisioni: un miglioramento delle condizioni dei prestiti già  concessi (in tutto 50 miliardi) e un tavolo per garantire al paese nuovi aiuti con paletti vincolanti. La ristrutturazione del debito è esclusa da tutti: «sarebbe un suicidio politico», ha detto ieri Lorenzo Bini Smaghi, membro del comitato esecutivo della Bce. Una certezza che ha regalato una boccata d’ossigeno ai mercati. L’euro è risalito ieri a quota 1,435 mentre le borse sono balzate ai massimi dell’ultima settimana. Bene anche i titoli delle banche elleniche malgrado Moody’s abbia messo sotto esame per una possibile bocciatura il rating di otto istituti di credito del paese.
La partita è comunque ancora delicatissima. E le principali incognite sono la tenuta dell’Europa – con Olanda e Finlandia non proprio felicissime di tornare ad aprire il portafoglio per Atene – e quella sociale in Grecia. I sindacati hanno indetto per oggi l’ennesimo sciopero generale per protestare contro l’austerity di Papandreou. Le ultime manifestazioni di piazza, per dire la verità , non sono state molto partecipate, ma il rischio di un nuovo giro di vite su salari, pensioni e orari di lavoro potrebbe tornare ad alzare la tensione.
Qualche timido segnale di malumore comincia a trasparire anche in seno al governo, con i ministri più “riformisti” e vicini al premier come quello alla sanità , Andreas Loverdos, che sono partiti all’attacco delle sacche più conservatrici del Psoe, impegnate da giorni in una sorta di resistenza passiva contro il piano di privatizzazioni del governo. «Non sono disposto a rimanere a vita in un governo costretto a politiche opache e contradditorie», ha ammesso ieri Loverdos. Queste scaramucce non bastano però a ribaltare lo scenario politico di Atene. Il consenso di Papandreou si è limato un po’ negli ultimi sondaggi ma il Psoe resta il primo partito con un buon vantaggio sul centrodetra di Nea Democratia.

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