by Sergio Segio | 26 Maggio 2011 13:22
MILANO – Dopo anni di ricerche il superlatitante Ratko Mladic l’ex generale dell’esercito dei serbi di Bosnia, che è accusato di genocidio e di crimini contro l’umanità , è stato arrestato in Serbia a 80 km da Belgrado. Lo ha annunciato la tv di Stato. Mladic sarebbe già in viaggio verso il Tribunale penale internazionale dell’Aja dove è stato condannato a 46 anni di carcere.
INDISCREZIONI – L’uomo , che dice di chiamarsi Milorad Komadic, è in realtà Ratko Mladic, l’ex capo militare dei serbi di Bosnia ricercato per genocidio e crimini contro l’umanità . L’arresto è avvenuto nel corso di una operazione speciale delle forze di polizia. Attualmente sono in corso le analisi sul Dna per accertare senza ombra di dubbio se si tratti effettivamente di Mladic, uno dei due ultimi criminali di guerra serbi ancora latitanti e richiesti dal Tribunale penale internazionale dell’Aja (Tpi). L’altro è Goran Hadzic, ex capo politico dei serbi di Croazia. La Serbia è obbligata ad arrestare Mladic, ricercato dal tribunale per i crimini di guerra Onu per l’ex-Jugoslavia per genocidio durante la guerra bosniaca del 1992-1995, se vuole entrare nell’Unione europea.
IL PRESIDENTE SERBO – Dopo l’arresto di Ratko Mladic «penso che per la Serbia le porte dell’Ue siano ora aperte» ha dichiarato il presidente serbo Boris Tadic durante la conferenza stampa con cui ha confermato l’arresto del super-latitante ricercato dal 1995. La cattura di Ratko Mladic «chiude una pagina di storia per la Serbia e ne apre una nuova, verso il futuro». Tadic non ha voluto confermare il luogo preciso dell’arresto (che sarebbe il villaggio di Lazarevo, a 80 chilometri da Belgrado), ma ha detto che è stato preso in territorio serbo.«Non starò ad analizzare tutti i dettagli di tutte queste indagini cruciali ancora in corso, e solo una volta finite diremo dove e come è stato arrestato».
CHI È IL BOIA DI SBRENICA – Il Tpi accusa Mladic di essere coinvolto in torture, abusi, violenze sessuali e percosse nei confronti di musulmani di Bosnia e di aver creato nei centri di detenzione condizioni «calcolate per provocare la distruzione fisica dei musulmani di Bosnia». L’ex capo militare dei serbi di Bosnia deva anche rispondere dei tentativi di occultare le esecuzioni dei musulmani bosniaci a Srebrenica, con la tumulazione in luoghi isolati dei corpi esumati dalle fosse comuni. Per il tribunale Mladic «faceva parte di un’associazione per delinquere il cui obiettivo era l’eliminazione o la rimozione permanente dei musulmani e dei croati bosniaci o della popolazione non serba di vaste aree della Bosnia Erzegovina».
Ratko Mladic, in manette il criminale di guerra [1] [2] [3] [4] [5] [6] [7]
PROTETTO – Mladic è nato nel 1942 nel villaggio di Kalinovik, in Bosnia, che allora faceva parte della Jugoslavia, ed entrò nell’esercito jugoslavo. Quando il paese cominciò a disintegrarsi, nel 1991, fu inviato a guidare il nono corpo d’armata jugoslavo contro i croati a Knin. Quindi prese il comando del secondo distretto militare jugoslavo, a Sarajevo. Nel maggio 1992, l’assemblea dei serbi di Bosnia votò la creazione di un esercito serbo di Bosnia, nominando Mladic comandante. Il generale guidò le truppe durante tutto il conflitto di Bosnia. Alla fine della guerra tornò a Belgrado ed entrò in latitanza. Fino al 2001 fu segnalato nel dintorni della capitale serba, sotto la protezione di Milosevic. Nel 2004 emerse la notizia che Mladic veniva aiutato dalle forze militari serbe di Bosnia, mentre nel 2008 Belgrado ha ammesso che Mladic godette di protezioni militari fino a metà 2002.
I COMMENTI – La cattura di Ratko Mladic è «una vera e propria svolta» e «rappresenta un test di grande maturità democratica della Serbia, che l’avvicina ulteriormente all’Europa e all’Unione europea» ha commentato il ministro degli Esteri, Franco Frattini.
«Quasi sedici anni dopo il suo rinvio a giudizio per genocidio e altri crimini di guerra il suo arresto finalmente offre la possibilità di fare giustizia» sottolinea invece il segretario generale della Nato Anders Fogh Rasmussen.
L’arresto di Mladic è «un importante passo in avanti per la Serbia e per la giustizia internazionale» afferma invece in una nota l’Alto rappresentante Ue per la politica estera e di sicurezza Catherine Ashton.
Anche gli Stati Uniti plaudono all’arresto di Mladic. «Ci congratuliamo per il successo dell’operazione», che è una buona notizia per tutte le famiglie che hanno sofferto, afferma la Casa Bianca.
«La notizia dell’arresto di Mladic è una notizia di notevole importanza per il futuro della Serbia»: lo ha detto il presidente dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa, Mevlut Cavusoglu.
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