Sciopero Cgil, fermo più di mezzo Paese

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ROMA – Più lavoro, meno fisco e «basta con le bugie del governo»: con cortei e manifestazioni in centotrenta piazze italiane ieri la Cgil, ancora una volta da sola, ha messo in atto il suo sciopero generale contro la scelte economiche e sociali di Palazzo Chigi. Una protesta che «vuole la svolta», che vuol far sentire la voce «di chi non si piega e non si arrende» al declino del Paese, alla mancanza di prospettive per i giovani e ad una politica dei redditi che non premia il lavoro. La leader del sindacato, Susanna Camusso, lo dice chiaro: dalle prossime elezioni amministrative «deve giungere il segnale che cambiare si può: questo governo non ce lo meritiamo, ci considera sudditi, a trentasei mesi dal suo insediamento continua nella sua sola e unica operazione di galleggiamento» che fa «pericolosamente arretrare il Paese». 

Ieri per chiedere di voltare pagina, secondo i dati forniti dal sindacato e contestati da aziende e governo, fra manifestazioni pacifiche e qualche tensione, si è fermata mezza Italia, ma sui numeri – come sempre – è scoppiata la polemica. La Cgil, basandosi su un campione di cinquecento aziende, dice che l’adesione alla protesta è stata in media del 58 per cento con punte che – secondo la Fiom, sindacato di categoria – ha toccato il 90 per cento fra metalmeccanici e che in molte fabbriche (Fiat Mirafiori in primis) è arrivata al 70.
Un quadro che governo e imprese hanno voluto smontare: per Federmeccanica, per esempio, nel settore la partecipazione allo sciopero non ha superato in media il 16 per cento. Fra le aziende se la Marcegaglia (impresa della leader di Confindustria) ha fissato il tetto al 45 per cento, la Fiat ha comunicato un’adesione media del 10. Il governo, con il ministro del Lavoro Sacconi, ha parlato di «fallimento»; Brunetta titolare della Funzione Pubblica – tralasciando il fatto che chi protesta perde un giorno di paga – ha detto che si è trattato di «sciopero allunga week-end» e ad fornito la cifra di una partecipazione nel settore pubblico ferma al 13,2 per cento. 
Ma anche dalla Cisl – sindacato che come la Uil non è sceso in piazza – sono arrivate polemiche sulle cifre e sui motivi della protesta. Con una nota la segreteria di Bonanni ha detto di «rammaricarsi per l’ennesimo sciopero con scarsissima adesione che indebolisce il ruolo del sindacato», pur riprendendo l’appello del Presidente della Repubblica e assicurando che «non c’è alternativa all’unità  sindacale». Un obiettivo che sembra però ancora lontano, anche perché proprio ieri Cisl e Uil hanno annunciato un loro sciopero, in calendario per il 18 giugno, sul fisco.
Se all’unità  si pensa, dunque, molto resta da fare. Susanna Camusso, dalla piazza di Napoli, ha precisato che «Napolitano ha ragione: l’unità  dei sindacati è necessaria, ma deve esserci sulle cose che si chiedono». «Voltare pagina è possibile», ha detto a Cisl e Uil «ma dobbiamo decidere insieme di tornare sui luoghi di lavoro e dare la parola ai lavoratori». La leader della Cgil ha però lanciato un appello anche a Confindustria: «Da due anni fa una politica sbagliata che non ha dato alcun risultato, decida di voltare pagina e ripartire da più diritti nel lavoro».
Quanto ai cortei e alle 130 piazze, la Cgil non ha dato cifre ufficiali anche se mettendo insieme le stime delle fonti locali si arriverebbe al milione di presenze. I disagi, per quanto riguarda il trasporto, ci sono stati: traffico in tilt a Roma, per via della metropolitana chiusa per tutta la mattinata e di una adesione (secondo il sindacato) del 70 per cento degli autobus. A Milano metrò sbarrata in serata e la metà  dei mezzi in superficie (come a Napoli e Firenze) ferma nei depositi. Voli cancellati (una ventina a Roma, trenta a Linate) tanto da suscitare le proteste di Ryanair che vuol scrivere a Bruxelles per chiedere di regolare la questione degli scioperi italiani. 
Ci sono stati anche momenti di tensione, in particolari nei cortei studenteschi di Torino, Genova e Roma. Nella città  piemontese, mentre alla manifestazione della Cgil un camioncino distribuiva rose «per un futuro senza spine», da quella degli studenti si è staccato un gruppetto di giovani che ha cercare di forzare gli ingressi di Equitalia, l’agenzia incaricata della riscossione dei tributi: due cariche della polizia e due contusi. A Genova , scontri fra polizia e studenti nei pressi della stazione Principe con un bilancio di una trentina di feriti. A Roma studenti e precari hanno cercato di entrare in una banca e poi bloccato stazione Termini, passeggiando da un binario all’altro per impedire gli arrivi e le partenze dei treni. A Bologna davanti ad una sede della Uil è comparsa una scritta firmata Proletari autorg: «Uil, Cisl e Pd servi di Marchionne e venduti». Qualche tensione anche a Bergamo quando un manifestante ha cerato di bruciare una bandiera della Cisl, gesto che Cgil ha condannato come «offensivo di tutti i militanti e lavoratori».


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