Rotto l’assedio di Misurata gli insorti in marcia verso ovest

Loading

E SE fosse iniziata la riscossa di Misurata? Se gli insorti fossero davvero riusciti a rompere il feroce assedio che da oltre due mesi strangola la “Sarajevo libica”, come è stata battezzata la sola città  della Tripolitania ancora in mano alla rivolta? È presto dirlo, ma per la prima volta i civili in armi hanno lanciato una vittoriosa controffensiva contro le brigate di Muhammar Gheddafi, costringendole a ripiegare lontano dal centro.
Altri insorti, provenienti stavolta dallo stesso esercito del Colonnello, avrebbero intanto aperto il fuoco contro le forze lealiste a Tripoli. Una bandiera della Libia liberata sventolerebbe sul pennone dell’aeroporto di Mitiga, in prossimità  della capitale. Qui, il condizionale è ancora necessario, perché al momento sulla rivolta a Tripoli giungono voci difficilmente verificabili, o testimonianze riportate solo dalla tv satellitare Al Arabiya, tutte smentite dal governo centrale, secondo cui in città  regna un clima pacifico.
Più attendibili sono invece le notizie che arrivano da Misurata sui progressi militari di una popolazione stremata da nove settimane di incessanti bombardamenti gheddafisti. Qui, a sentire un portavoce del Consiglio nazionale di transizione di Bengasi, gli insorti stanno avanzando sul lato ovest della città , e marciano verso Zlitan, in direzione della capitale. Come auspicava a fine aprile il loro leader, Khalifa Al Zwawi, i rivoltosi di Misurata sarebbero dunque passati dalla difesa all’attacco. Del resto, il sogno di tutte le forze democratiche del Paese è proprio quello di marciare su Tripoli e liberarla, liberando così l’intera Libia.
Al momento, gli insorti hanno annunciato di aver respinto le truppe del Colonnello fuori dal perimetro della città  costiera, dopo aver sconfitto le unità  che si trovavano ancora alla periferia del centro abitato. I lealisti si sono dunque riposizionati a una quindicina di chilometri dal centro, mentre in queste ore le forze ribelli avanzano su tre direttrici diverse, concentrandosi sulla rotta verso Zlitan, l’agglomerato più importante lungo il percorso che conduce a Tripoli. Nell’attacco di ieri, gli insorti hanno anche ucciso numerosi soldati, e strappato al nemico armi e munizioni in quantità .
Ma le truppe del Colonnello mantengono ancora il controllo della parte Est di Misurata, dove sorge l’aeroporto. Venerdì scorso, violando la no-fly zone, alcuni elicotteri camuffati con gli emblemi di organizzazioni umanitarie sono decollati da Tripoli e hanno bombardato quattro depositi petroliferi nei pressi del porto. In città , dove alcuni quartieri sono sempre martellati dall’artiglieria e dai razzi Grad di Gheddafi, la situazione umanitaria è vicina alla catastrofe: da settimane scarseggiano cibo, acqua e medicine, mentre ancora arde il vasto incendio divampato la settimana scorsa nei depositi di carburante. Anche il sistema fognario è stato colpito dai bombardamenti di Gheddafi, così come l’impianto di desalinizzazione.
Secondo il generale di brigata Claudio Gabellini, che ieri ha parlato dalla sede Nato di Bagnoli, dal 2 maggio scorso, solo nel settore di Misurata, i raid aerei hanno distrutto 9 carri armati, 3 sistemi lancia missili, 3 pezzi di artiglieria semoventi e 15 depositi di munizioni. Sempre in quel settore, la fregata francese “Courbet” ha colpito ieri alcune batterie missilistiche delle forze del Colonnello. Tanta ostinazione rende l’idea del valore simbolico che riveste la città  martire della Libia, e di quanto il suo destino militare possa contare per l’epilogo di questa guerra. Per il Colonnello, riconquistarla significherebbe riaffermare il suo potere, quanto meno in Tripolitania; se gli insorti riuscissero invece a liberarsi dell’assedio che li stringe, da lì potrebbero finalmente marciare indisturbati verso la capitale.
Ma c’è un altro fronte, dormiente nelle ultime settimane, che nelle prossime ore potrebbe riaprirsi: quello cirenaico di Ajdabiya, dove le forze democratiche di Bengasi accumulano uomini, ormai irreggimentati in unità  d’assalto e equipaggiati con armi adeguate allo scontro. Il loro primo compito sarà  quello di riprendere i terminali petroliferi di Brega e Ras Lanouf, per poi dirigersi verso Sirte e, infine, verso l’ancora lontana Tripoli.


Related Articles

Dieci anni di sangue

Loading

IRAQ Serie di stragi nell’anniversario dell’attacco Usa. E crisi senza sbocchi

«Modello Kosovo », il drone del silenzio

Loading

«Modello Kosovo». Serbia-Albania, altro che partita di calcio. Parliamo di crimini Uck. Per l’inchiesta Ue, Nato e Onu sono complici di «violazione dei diritti umani»

Continua la rivolta in Iraq: «Contro i nuovi mille Saddam», decine i morti

Loading

Le piazze irachene. Oltre 60 morti accertati, oltre 2.300 i feriti. Politica senza risposte: il pacchetto di riforme salta

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment