Rivoluzione, donne e champagne. Engels come Strauss-Kahn?

by Editore | 17 Maggio 2011 8:04

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In realtà  Engels era un uomo affascinante, attraente, ottimista, oltremodo generoso. Ma soprattutto amante del lusso e degli agi, dotato di un umorismo malizioso, un po’ pettegolo, a volte persino perfido. Un vero e proprio “comunista in finanziera” come recita il sottotitolo della biografia di Hunt. Era cresciuto in una famiglia austera con il padre, un ricco industriale della Renania, fervente “pietista” e nemico di ogni forma di mondanita’. Aveva reagito diventando hegeliano prima e socialista poi e ammirando, fino ad imitarlo, lo stile di vita spavaldo, ribelle e priapico di Percy Bysshe Shelley.
Soprattutto, Engels fu sempre un bon vivant, un uomo di mondo, un gaudente. Grande conoscitore di vini – non di rado alzava il gomito – e autentico “tombeur de femmes”, condusse a Manchester una doppia vita come non di rado capitava nel-l’Inghilterra vittoriana dove abbondavano i dottor Jekyll e i Mr Hyde che sarebbero poi stati immortalati dalla penna di Stevenson. Industriale in finanziera, inserito nell’alta borghesia di Manchester di giorno e rivoluzionario la sera quando, al riparo da occhi indiscreti, si ritrovava in casa con la sua amante Mary Burns e sua sorella Lydia, due operaie irlandesi quasi analfabete che, al suo arrivo a Manchester, gli avevano fatto conoscere l’“altra Cottonopolis”, quella degli operai con il loro carico di sofferenza e privazioni. Una contraddizione che non sembrò pesargli più di tanto.
FORSE PERCHà‰, come disse molto tempo dopo un altro Marx, Groucho, “nella vita ci sono un sacco di cose più importanti del denaro, ma costano un mucchio di soldi”. Ed Engels i soldi li aveva: per le donne, per lo champagne di marca, per i club esclusivi, per gli abiti di sartoria, per le numerose donne che cedettero al suo fascino e anche per mantenere per 40 anni la famiglia dell’amico Marx. Un impegno non da poco: Marx ebbe dalla moglie sette figli. Un ottavo lo ebbe dalla cameriera Elena, ma l’amico Engels se ne attribuì generosamente la paternità  . In compenso, non si sposò mai.
Certo il perbenismo borghese, cacciato dalla porta finì per rientrare dalla finestra. Engels non parlò mai alla sua famiglia di Mary Burns, compagna di una vita, anzi fu sempre attento a nascondere a tutti, tranne che a Marx, la sua relazione con l’umile operaia e alla fine relegò le due sorelle in una abitazione non lontana dalla sua. Inoltre, non smetteva mai di viaggiare. Nel 1849, dopo un anno e mezzo di speranze rivoluzionarie andate rovinosamente deluse, per consolarsi si rifugiò nella Loira dove ebbe modo di “gustare le delizie gastronomiche e sessuali della Francia”. Delle donne francesi era sempre stato un fervente ammiratore: “Se non ci fossero le francesi, non varrebbe la pena vivere”, soleva dire. Ma quando si trattava di piaceri non andava tanto per il sottile. Adorava lo champagne, ma non disdegnava una bella sbronza a base di birra. Cercava il favore delle eleganti signore dell’alta borghesia, ma non rifiutava la compagnia di quelle che allora i giovani rampolli bene chiamavano “grisette”, dal colore grigiastro degli abiti da lavoro che indossavano. Erano giovani fanciulle di basso ceto, sovente operaie o sartine, dalle abitudini disinvolte e per questo facili conquiste di studenti e borghesi.
Nel 1850, tornato a Manchester, decise di dedicarsi anima e corpo al lavoro nell’azienda tessile paterna anche per provvedere ai crescenti bisogni della famiglia Marx. Divenne un membro di spicco della buona società  di Manchester: andava a cavallo, era socio dei prestigiosi Albert Club e Brazenose Club dove si faceva notare per l’affabilità , la distinzione, l’arguzia, il fascino. Era anche un uomo di straordinaria erudizione tanto da essersi guadagnato il nomignolo di “enciclopedia ambulante” affibbiatogli affettuosamente da Marx. In quegli anni si cementò il sodalizio con Marx – il più straordinario sodalizio della storia della filosofia occidentale, come hanno scritto in molti.
UN SODALIZIO che poggiava sulla comune passione politica, sulla collaborazione di studiosi, ma anche su una profonda amicizia. Si scrivevano tutti i giorni. Dal carteggio tra “Il Moro di Treviri”, così Marx veniva chiamato anche in famiglia, e il “Generale”, soprannome di Engels per le sue conoscenze nel campo della strategia militare e della guerriglia, emergono due rivoluzionari a tutto tondo, ma anche due eterni adolescenti che infarciscono i loro scritti di oscenità , pettegolezzi da osteria, storie di corna e di donne. In Occidente, almeno nell’ultimo secolo, le rivoluzioni hanno sempre avuto come nemico la borghesia e sono state sempre organizzate, concepite, sognate e realizzate da borghesi. Forse perché i poveri erano troppo occupati a sbarcare il lunario. Per questo spesso i rivoluzionari, o sedicenti tali, avevano gli stessi vizi, le stesse debolezze, gli stessi tic, le stesse abitudini degli odiati borghesi. Engels ha avuto il merito di non nasconderlo più di tanto. 
La vita rivoluzionaria di Friedrich Engels Tristram Hunt,  ISBN, 390 PAGINE, 27 EURO

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