Referendum, il Senatur si smarca e apre al Sì La Cei: l’acqua deve restare bene comune
ROMA – Referendum maltrattati, dimenticati, oscurati. Ma se le condizioni politiche cambieranno davvero lunedì sera allora torneranno in auge e diventeranno uno snodo di nuovi equilibri. Lo si capisce bene dalle aperture clamorose di Umberto Bossi. «Alcuni quesiti sono attraenti – dice a sorpresa il leader della Lega -. Come quello sull’acqua». È un invito a votare sì al quesito sulle rete idrica pubblica, un invito che potrebbe trascinare gli elettori del Nord a votare anche per gli altri due quesiti in ballo: nucleare e legittimo impedimento.
Intorno all’endorsement del Senatur si possono scatenare le fantasia più galoppanti ma anche più verosimili. Pier Luigi Bersani ha da tempo sentenziato che la vera spallata per Berlusconi potrebbe arrivare dai referendum del 12 e 13 giugno. E il sostegno leghista ai quesiti (o almeno a uno) lascia presagire nuovi assetti e un nuovo fronte contro il Cavaliere dove il Carroccio recita una parte inedita. «Avevamo detto a Berlusconi di fare una legge sull’acqua – ricorda Bossi non facendo sconti – e noi l’avremmo appoggiata, poi si è messo di mezzo Fitto e alla fine nessuno l’ha fatta». Passa in secondo piano, dopo questa parole, la prima reazione del leader leghista alla domanda sui referendum: una sonora pernacchia.
Il quesito sull’acqua attrae anche altri e può trascinare l’intero pacchetto. «L’acqua è questione di responsabilità sociale e bene comune, è necessario che vi sia responsabilità verso i beni comuni. E che rimangano e siano custoditi per il bene di tutti», dice monsignor Mariano Crociata, Segretario generale della Cei. I vescovi si schierano dunque per il sì. Difendendo lo strumento referendario: «Rappresenta una delle forme della volontà popolare, è da apprezzare».
Per avere più spazio sulla tv pubblica a due settimane dal voto, i comitati referendari sono stati rcevuti dal direttore generale della Rai Lorenza Lei. Hanno ottenuto garanzie su un’immediata attenzione sulla loro battaglia. Dopo una pacifica occupazione di Viale Mazzini i comitati per il sì hanno incontrato la manager e le risposte sono state positive. Antonio Di Pietro, il principale promotore dei referendum, ha chiesto a Napolitano e alla Cassazione di fermare il decreto omnibus, che contiene anche la moratoria del programma nucleare, «una legge immonda». La questione di fiducia posta dal governo, incalza Pier Luigi Bersani, è «uno scippo fatto al popolo italiano di poter decidere sul nucleare». E il presidente degli Ecodem Fabrizio Vigni condanna l’ultimo passaggio parlamentare: «Si sono inventati il trucco della abrogazione solo temporanea delle norme. Come se non bastasse, imponendo il voto di fiducia, hanno impedito alla Camera di poter discutere e decidere».
L’avvocato Gianluigi Pellegrino, che ha scritto il parere pro veritate per conto del Movimento difesa del cittadino, è convinto che il decreto non cancelli affatto il quesito. «Il referendum si farà , questa legge non cambia niente», assicura a Repubblica Tv. E il fronte del centrodestra s’incrina non solo dal lato leghista. Francesco Storace annuncia il Sì della Destra al quesito sull’acqua e sul nucleare.
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