“Quelli che non ce l’hanno fatta”: voci di chi non ha passato il mare
ROMA – La storia dell’altra metà del cielo, di quei profughi in cerca di asilo e protezione che arrivano fin sulla costa meridionale del Mediterraneo ma che poi non riescono ad arrivare in Europa. C’è questo nell’audio documentario di Roman Herzog “Non te la prendere se non ce l’hai fatta!”, che attraverso le voci dei profughi documenta la realtà drammatica di chi non può far ritorno nel proprio paese di origine e vive una situazione di perenne incertezza, segnata più volte dal disprezzo dei più elementari diritti umani.
Per ognuno dei profughi che riesce a scavalcare la frontiera e a mettere piede in Europa, magari a Lampedusa, ve ne sono molti altri che si ritrovano bloccati nei paesi del Nord Africa, anche a causa dei rigidi controlli delle autorità nordafricane ed europee e dei respingimenti. La loro condizione è particolarmente difficile per il fatto di non poter trovare asilo (nessun paese del Maghreb ha una politica d’asilo) né di poter essere inseriti in un programma di resettlement delle Nazioni Unite per trovare uno stato da cui essere accolti, in quanto le pratiche di questi programmi durano anni. Molti cercano allora di tornare nei paesi di provenienza per conto proprio o con l’aiuto dell’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (Oim).
Il racconto di Herzog, autore e documentarista, impegnato in produzioni proprie ma anche cronista per le radio pubbliche di Germania, Austria e Svizzera, coglie proprio questi racconti. “La gran parte – racconta a Redattore Sociale – si arenano in Libia e in Egitto: e se la difficile situazione delle carceri libiche la si conosceva già da tempo, le testimonianze che ho raccolto in Egitto mi hanno molto impressionato e perfino spaventato, con profughi fatti viaggiare in vagoni strapieni, bastonati all’arrivo nelle carceri e tenuti rinchiusi e al buio per un anno intero. E’ terribile la situazione in Libia, ma anche in Egitto i racconti sono altrettanto orrendi”. Nell’audio documentario, le voci di tre donne che nella penisola del Sinai hanno ricevuto spari da parte egiziana e da parte israeliana, con la dura testimonianza di chi ha perso anche l’uso delle gambe.
Nell’opera di Herzog, 67 minuti di voci e racconti, c’è spazio anche per un tema molto meno veicolato finora: la descrizione della situazione di quanti si rifugiano in Etiopia. Se è vero infatti – spiega l’autore – che il paese del Corno d’Africa “esporta” profughi, è anche vero che ne riceve un numero rilevante: nel decennio passato anche un milione, oggi una cifra fra 200 e 300 mila. Si tratta di africani provenienti da paesi in guerra, come il Congo, che trovano in Etiopia un’assistenza minima: “Certamente la sicurezza che non possono avere garantita nel loro paese, ma con questa poco altro, se non un’istruzione elementare”. Si tratta di migliaia di persone “arenate in Etiopia” e impossibilitate per lo più a fare un salto verso paesi, come gli Stati Uniti, che rappresenterebbero per molti l’obiettivo reale. Il numero di quanti potrebbero permettersi di emigrare verso Europa o Stati Uniti è limitato ma in crescita, il che sta inducendo il governo etiope a trovare le soluzioni del caso. Anche la loro storia è paradigmatica di ciò che può succedere nell’Africa di oggi e con le altre dell’opera delinea il panorama di cause, condizioni e retroscena delle realtà di fuga, delle possibilità e dei limiti della reintegrazione e della realtà di sopravvivenza nell’Africa al sud del Sahara.
Realizzato in collaborazione con Audiodoc e Archivio delle Memorie Migranti, Asinitas Onlus, l’audio documentario sarà presentato a Roma nella Casa del cinema, venerdì 13 maggio 2011 alle ore 20.30. Le voci dei profughi sono quelle di Almas, Dirhas, Rahna e Jonas dell’Eritrea, Virginia del Congo, Yusef, Binyam, Kibeub e Ibrahim dell’Etiopia e Patrick Dego del Kenia, dei giovani Bilai e Wengel dell’Etiopia, di Assefach Heileselassie, Yadel e Sisai dell’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (Oim), Aialew Aweke del governo etiope (ARRA) e Cosmas Chanda, capo dell’Unhcr in Etiopia. Il trailer è disponibile su www.audiodoc.it.
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