QUELLE PICCOLE VITTIME COLLATERALI QUALCUNO CHIEDA ALMENO SCUSA

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E anche facendolo senza provare un vero, profondo dispiacere per l’accaduto, ma soltanto per una questione di apparenze, già  l’etica o quel che resta dell’etica forse sarebbe salva. Invece niente: per i tre nipotini di Gheddafi, bambinetti di pochi anni senza nome e senza volto, morti sotto il bombardamento della casa nella quale avevano la sventura di abitare, considerati, probabilmente, inevitabili — e secondari — effetti collaterali, non una parola di rammarico è stata pronunciata da parte degli alleati in guerra con il loro nonno. Eppure civiltà  vorrebbe che, anche quando c’è un pesante conflitto in corso, almeno noi occidentali riuscissimo, in caso di simili, tremendi e irreparabili errori, a esprimere la nostra afflizione, magari nei confronti della mamma dei bambini: tanto più che chiedere scusa, davvero non è mai costato nulla. Invece è passata più di una settimana e l’immagine dei tre, se mai qualcuno avesse speso un pensiero per loro, è già  stata cancellata da nuove e più terribili immagini di morte. E il suono dei pianti intorno ai tre cadaverini senza nome — perché anche i cattivi piangono quando qualcuno ammazza i loro piccoli — è già  stato soffocato da altri e ben più forti rumori: di rombo di elicotteri, di bombe, di fuoco e di spari. I tre infelici nipotini saranno anche stati usati come scudi umani, in un atroce sfida di indifferenza e malvagità , ma se così è stato, difficile dire a chi va la palma per essere stato il più crudele: colui che ha esposto gli innocenti al rischio o, invece, colui che ha bombardato ben conoscendolo, il rischio. Bella gara, verrebbe da dire. Morta, insomma, non è soltanto la bontà , ma morto è anche il buonismo, fatto di parole alate e generose intenzioni, ipocrite e vuote quanto si vuole ma, ciononostante, in qualche modo custodi di umanità .


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