Quando una foto racconta i potenti e i loro nemici

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david BROOKS. La Casa Bianca ha appena annunciato che non renderà  pubblica la foto di Bin Laden morto. Sei mesi fa, questa scelta sarebbe stata corretta. Ma se ora in questo Paese per contrastare le teorie della cospirazione il presidente deve presentare pubblicamente il certificato di nascita, nelle febbrili regioni del Medio Oriente, per fugare le teorie della cospirazione, forse sarebbe utile una foto che mostrasse il leader del terrore con una pallottola in testa. 

GAIL COLLINS. Temo che anche di fronte a una foto di Bin Laden morto i teorici della cospirazione riuscirebbero a spiegare che si tratta di una foto di lui addormentato ritoccata con Photoshop. O che il soggetto è in realtà  suo cugino Fred. 
Brooks. In fondo, questo è un tema sul quale le persone come me probabilmente non dovrebbero esprimere giudizi. Immagino che il governo abbia avuto scambi di opinioni con tutta una serie di leader musulmani e islamisti radicali, prima di decidere che rendere pubblica una tale foto avrebbe disonorato il morto davanti agli occhi dei fedeli.
Collins. Questo è il motivo per il quale non voglio assolutamente diventare presidente. A me preoccuperebbe piuttosto che la foto spaventi i bambini piccoli che passano davanti a un’edicola o alla televisione quando si mostra la foto di qualcuno con una pallottola in testa. (…)
Brooks. L’altra foto che mi ha affascinato è quella del team della sicurezza del presidente riunito nella Situation Room della Casa Bianca. La prima cosa che si deduce dalla foto è che nei confronti delle persone che ricoprono una carica istituzionale bisogna dimostrare sempre molto rispetto, anche quando si è in disaccordo. I presidenti e le altre persone come lui devono prendere queste terribili decisioni che potrebbero significare la morte o molta sofferenza per persone lontane migliaia di chilometri, ma riescono a starsene lì seduti senza agitazione e distaccati dall’azione, nella speranza che le cose vadano per il verso giusto. A livello umano, mi colpisce la varietà  delle emozioni scolpite nelle facce delle persone ritratte nella foto. Non leggo niente su quella di Bob Gates e nemmeno su quella di Joe Biden, mentre quella di Obama, di Denis McDonough e di John Brennan tradiscono tensione. Il volto di Hillary Clinton è quello più affascinante: una combinazione di agitazione, terrore e preoccupazione. Immagino che la maggior parte delle persone si identifichi con la sua espressione.
Collins. Ma dovevano proprio scegliere la foto in cui Hillary si copre la bocca con la mano? Il Segretario di Stato non ha certo bisogno di dimostrare di essere forte, ma forse sarebbe stato gentile scegliere una foto in cui l’unica donna presente nella stanza non apparisse come la persona più colpita dagli accadimenti. 
Brooks. L’altra cosa che mostra la foto è quanto sia piccola la stanza. Nei film, le decisioni importanti sono sempre prese in ambienti grandi, tipo impero romano. L’atteggiamento del presidente è affascinante. Invece di occupare la poltrona del potere al centro del tavolo, è abbarbicato su una sedia bassa a un lato, incurvato e teso. Se uno vedesse solo questa foto potrebbe pensare che il presidente sia Joe Biden, o Bill Daley, che sta in piedi dietro agli altri con aria imponente e seria. Obama sarebbe solo un consulente di medio livello. 
Collins. Si capisce che il presidente ha veramente scommesso tutte le sue carte. Questi sono i momenti per i quali lo abbiamo eletto… sapevamo dai tempi della crisi finanziaria che anche quando l’inferno si scatena lui non perde mai il sangue freddo. Ma è anche fortunato. Ciascuno è in parte artefice della propria fortuna, ma mi chiedo comunque se altri, non convinti innatamente di essere il tipo di persona che la fortuna tende a favorire, avrebbero avuto la necessaria fiducia in se stessi per affrontare una simile scommessa. Nel frattempo, il rapporto dice che Biden stava sgranando il rosario. La fortuna è importante, ma la benedizione della Vergine Maria lo è di più.
Brooks. Per quanto riguarda il modo in cui Obama è seduto nella Situation Room, forse era nata la necessità  di fare una qualche comunicazione, magari tecnica, e quindi il presidente si è alzato dalla sua poltrona cedendola al brigadiere generale Brad Webb, il vice generale in comando del Comando congiunto per le operazioni speciali. Anche così, mi chiedo quanti occupanti della Casa Bianca sarebbero così sicuri di sé da rendere pubblica una foto nella quale il presidente appare così sminuito nel ruolo. Penso che la scelta da parte della Casa Bianca di questa foto come immagine-icona del processo decisionale che ha generato l’evento parli bene di Obama e del suo governo. 
Collins. Non l’avrebbero resa pubblica se non l’avessero voluto. 
© The New York Times – La Repubblica 
Traduzione di Guiomar Parada

 


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