“Strauss-Kahn in aula coi ferri ai piedi”

by Editore | 19 Maggio 2011 7:12

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NEW YORK – Dominique Strauss-Kahn domani sarà  trascinato davanti alla giuria popolare con i ferri ai piedi, rivela il sindacato delle guardie carcerarie: «È il regolamento, per i detenuti guardati a vista». Una scena che rilancerà  le polemiche: è in quelle condizioni che il direttore generale del Fondo monetario sarà  confrontato con la sua accusatrice, Ophelia, anche lei presente di persona in tribunale. «Quando i giurati l’ascolteranno, e finalmente darà  la sua versione, sarà  chiaro che non c’era nulla di consenziente in quella suite d’albergo». Jeff Shapiro, l’avvocato della presunta vittima, smonta la tesi della difesa sul “sesso consensuale” che era stata anticipata lunedì. 

Il tabloid New York Post fa però una rivelazione bomba: Ophelia, la 32enne profuga della Guinea che ha denunciato Dsk per stupro, abiterebbe in un alloggio riservato ai sieropositivi: questo può essere usato dalla difesa di Dsk per descriverla come abituata a molteplici rapporti sessuali. Una prova cruciale nell’udienza può venire dalla chiave magnetica d’accesso alla stanza del Sofitel. Le chiavi elettroniche registrano i movimenti: sarà  possibile verificare ad esempio se la donna delle pulizie abbia lasciato aperta la porta quando entrò nella suite di Dsk, come comandano le norme di sicurezza nei grandi alberghi. Secondo l’accusa è stato lo stesso Dsk a chiuderla, esponendosi così all’incriminazione per un altro reato: sequestro di persona. L’avvocato di Ophelia la descrive come «una donna semplice, che non aveva idea di chi fosse quell’uomo, lo ha scoperto due giorni dopo i fatti e oggi si sente distrutta, minacciata». Rispondendo indirettamente alle critiche francesi sul trattamento che la polizia ha riservato a Dsk, Shapiro dice: «La mia cliente viene da un paese dove i poveri non hanno giustizia, ora è in un paese dove hanno gli stessi diritti dei potenti». 
Anche il sindaco Michael Bloomberg risponde ai francesi: «Trattamento disumano? Se non voleva essere fotografato in manette bastava che non commettesse il crimine». E mentre Dsk resta nel carcere di Rikers Island «sotto vigilanza speciale per il rischio di suicidio», il suo rifiuto di dimettersi dalla direzione generale del Fmi mette l’istituzione in serio imbarazzo. Il Board del Fmi è spaccato fra chi pensa che Dsk deve dimettersi subito perché inizi la ricerca del successore, e chi ritiene che la presunzione d’innocenza giustifichi il rinvio di ogni decisione. Gli Stati Uniti vogliono che si dimetta, «ovvio che non è in grado di gestire il Fmi» ha detto il segretario al Tesoro Tim Geithner. I paesi emergenti fanno la voce grossa, parte l’offensiva per contendere la nomina agli europei. La Cina chiede che il prossimo direttore generale sia scelto “solo in base al merito, in modo equo e trasparente”. E non in base alla nazionalità , come avviene dal 1945 assegnando sempre all’Europa quel posto.

 

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