“Non è un evento impossibile ma sarebbe un disastro per tutti”

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«Non si può non comprendere l’esasperazione della signora Damanaki nel momento in cui il suo Paese vive una crisi così drammatica, all’interno si moltiplicano proteste sempre più violente, su un giornale tedesco appare la proposta che vendano le isole dell’Egeo. Noi faremmo forse lo stesso: chiederemmo l’uscita della nostra valuta dall’euro. Ma guardando la situazione con sobrietà , mi sembra un’ipotesi in ogni caso da evitare». L’economista Mario Sarcinelli osserva con preoccupazione la crisi dell’euro, che per la prima volta è seriamente in discussione.

Non è neanche il caso di parlarne? Sarebbe un disastro peggiore della situazione che l’ha provocato?
«Per la Grecia certamente: significherebbe bloccare lo sviluppo del paese, il credito bancario, i consumi, la crescita, i redditi delle famiglie. E sarebbe un evento in grado di spaventare i partner internazionali: pensate solo a quanta parte del debito greco è nelle mani delle grandi banche europee».
Tecnicamente il ritorno alla dracma è possibile? Lei partecipò ai negoziati per l’euro: avete previsto questa possibilità ?
«Diciamo che non c’è una procedura prefissata. Però, sulla base degli ultimi trattati, è possibile che un paese esca dall’Unione Europea. Dopodiché si dovrebbero studiare i complessi passi successivi. Non è astrattamente impossibile. Non si può costringere un paese a restare nella moneta se questo ha deciso diversamente ed è consapevole delle conseguenze».
E l’effetto domino?
«Questa è la più grave incognita. Inutile dire che un contagio a carico dei membri più deboli ci sarebbe, come già  c’è stato».
Jean-Claude Junker ieri ha detto: niente finanziamenti del Fmi alla Grecia senza garanzie.
«Le garanzie non possono essere che politiche e ne sono già  state date in abbondanza, a partire dal cancelliere Merkel in persona. Ora la Grecia deve varare un governo di solidarietà  nazionale per fare le manovre interne che sono necessarie».
Serviranno misure dolorose?
«È fuor di dubbio. Ma se un paese sovrano decide di affrontarle, tagliare drasticamente stipendi e rendite, elevare all’incredibile le tasse, e ha un convinto consenso interno, quali altre garanzie vuole il Fmi? Noi ci siamo passati. E ne siamo usciti».
Ieri se n’è parlato al G8: era la sede opportuna?
«Direi proprio di no: degli otto, la metà  non sono europei, e dei quattro la Gran Bretagna è fuori dall’euro».
Paul Krugman ha detto che c’è il 50% di probabilità  che la moneta unica non regga…
«Il professor Krugman è un premio Nobel, io sono un suo ammiratore, ma come tutti i premi Nobel va in giro per il mondo ad esprimere opinioni varie, a volte solo per ottenere citazioni. Non mi sembra il caso di preoccuparsene».

 


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