“Il problema dell’Italia è il Sud. Nord regione più ricca d’Europa”

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ROMA – Giulio Tremonti, ministro dell’Economia, a poche ore dall’apertura dei seggi elettorali, difende il suo decreto sviluppo, appena «corretto» dal Quirinale, e alza le spalle, di fronte alle critiche di ambientalisti e opposizioni. «Nel mio decreto ci sono ricerca opere pubbliche e Mezzogiorno, ma curiosamente l’attenzione si è freneticamente concentrata solo sulle spiagge», polemizzava ancora in serata. Quanto ai problemi dell’Italia non ha espresso dubbi: il Nord va bene, la vera palla al piede è il Sud per colpa dell’illegalità . 

È «pittoresca», è sbottato a Bagnaia, nel corso di un convegno, tutta «l’attenzione che è stata rivolta alle spiagge, di cui, posso dirlo adesso, non me ne frega un tubo». Altri sono invece, secondo il ministro, i punti del decreto che meritano di essere valorizzati e proposti all’opinione pubblica, a cominciare dall’istituzione dei distretti turistici definiti «fondamentali» per il paese. Ed invece, si è lamentato Tremonti (che in serata ha comunque tenuto a precisare che stava parlando «alla stampa di stampa») aspetti «innovativi» e «importanti» sono stati ignorati: «Voglio solo ricordare, ad esempio, che si sono il credito d’imposta per la ricerca e per chi assume nel Sud». E difendendosi dall’accusa, reiterata ieri anche dalla leader della Cgil Susanna Camusso, di aver strozzato la crescita, ha proseguito: «Non esiste uno sviluppo che viene creato in un giorno, per decreto, da un uomo, da un soggetto, in modo istantaneo».
La sortita del ministro, anche per i toni adottati, non è piaciuta ad associazioni ambientaliste ed opposizioni: «Non gliene frega un tubo? Invece dovrebbe, visti i pochi soldi che lo Stato incassa dalle concessioni demaniali e vista l’altissima evasione fiscale degli stabilimenti balneari», sono insorte Wwf e Fai. «Le spiagge sono state regalate ai privati», ha ricordato il verde Angelo Bonelli. Mentre per il Pd è intervenuto Cesare Damiano: «Fra doni e condoni e lasciapassare agli abusi edilizi, questo governo dà  il meglio di se a vantaggio delle sue clientele».
Quali sono dunque i problemi sul tappeto? Tremonti ha dato la sua chiave di lettura. Il primo resta la «grande questione meridionale», la crescita a due velocità  di un paese che continua ad essere «duale» frenando sullo sviluppo. «Il Nord – ha aggiunto – è la regione più ricca d’Europa, mentre il Sud è una realtà  che arretra e non avanza». Naturalmente sulla questione-Sud pesa il nodo dell’illegalità . Tremonti ha fatto cenno ad un recente studio di Bankitalia che ha valutato l’attività  di riciclaggio nel 10% del Pil contro il 5 della media mondiale. «Abbiamo ancora una quota di economia illegale molto forte», ha riconosciuto il ministro che poi torna ad attaccare i governatori del Sud sui fondi europei: «Quest’anno rischiamo di perdere 6 miliardi non spesi, ecco perché vorremmo usare quei soldi per il credito d’imposta».
«Tutto è radicalmente cambiato» e «i fattori della crisi sono ancora tutti in essere», ha ribadito Tremonti, «dalla finanza derivata al ricorso smodato all’indebitamento. «La medicina debiti pubblici adesso è finita», ha comunque avvertito il ministro, che ha salutato con ironia («Welcome, Germania!») il sorpasso di Berlino nei confronti di Roma come terzo paese più indebitato al mondo. E il galoppo dell’economia tedesca? Tremonti non sembra preoccuparsi: «Per cinque anni siamo stati davanti», poi le cose sono cambiate e Berlino «ha avuto la fortuna terribile di incrociare la domanda cinese». Ma «non è detto che fra qualche anno non ci troviamo con una posizione ribaltata».

 


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