“È un attacco a Roma così si apre la crisi dentro il centrodestra”

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ROMA – Dietro lo scontro sul trasferimento dei ministeri si apre, nel centrodestra, una nuova voragine politica. Il sindaco di Roma Gianni Alemanno continua a definire «balle surreali» i proclami della Lega. «Mando un avviso ai naviganti: io e Roma non accetteremo mai lo spostamento dei dicasteri». Ma c’è di più. Nelle parole del primo cittadino c’è lo spettro della crisi. Il navigante avvisato è soprattutto Silvio Berlusconi. «A prescindere dal risultato di Milano occorre un chiarimento politico. Solo il rilancio delle grandi riforme dà  valore all’alleanza. Certo questo valore non può venire dall’arruolamento di altri Responsabili».

Sindaco Alemanno, Bossi e Calderoli giurano che le loro «balle» hanno avuto il sì del premier. 
«Per me restano balle per di più surreali visto che si parla di traslochi leggerissimi, quasi inesistenti. Ministeri senza portafoglio. Ma i ripetuti proclami della Lega impongono un colloquio urgente con Berlusconi che io e la presidente Polverini abbiamo già  chiesto». 
Lei ha notizie diverse da quelle dei leghisti? 
«Ho avuto le più ampie rassicurazioni che il problema non si pone. Ma l’insistenza della Lega non può non destare preoccupazione. Il trasferimento è inaccettabile. Io su questa cosa non ci sto». 
Sta minacciando le dimissioni? 
«Niente dimissioni. Continuerò a fare il sindaco perché ho un mandato elettorale dagli elettori di Roma». 
Si riferisce allora a una crisi di governo pilotata dagli ex An? 
«Dico che il via libera di Berlusconi rappresenterebbe una rottura politica gravissima. Si aprirebbe un problema molto serio nel centrodestra. La Lega aveva sempre sostenuto il principio della riduzione e del depotenziamento dei ministeri. Adesso quel grande obiettivo si riduce a minuscoli trasferimenti di burocrazie che hanno il solo scopo di indebolire il ruolo di Roma capitale». 
Ma il Carroccio punta a un trofeo simbolico. 
«Appunto. Mi preoccupa il fatto che si sia passati dall’idea di riforme epocali a palliativi simbolici. L’invito che faccio a Berlusconi e Bossi è questo: torniamo a parlare di senato federale e di federalismo fiscale che sono cose serie e importanti. Non dei ministeri spostati che i nostri elettori non hanno votato. Il centrodestra non può tradire il suo programma. Con i dispetti territoriali non si fa molta strada». 
Su quali punti è necessario il chiarimento politico? 
«Nel Pdl va celebrato finalmente il congresso. Dobbiamo fare in modo che la struttura di partito divenga una realtà , dobbiamo eleggere la classe dirigente sul territorio e il coordinatore unico. Nel centrodestra occorre rilanciare le grandi riforme perché solo queste danno valore all’alleanza di governo. Certo non possiamo affidarci agli arruolamenti dell’ultimo minuto fatti in Parlamento». 
Il famoso pranzo a base di pajata consumato davanti a Montecitorio da lei e Bossi, suona adesso come una beffa. 
«Quel pranzo veniva dopo le scuse di Bossi. Serviva a fermare gli insulti a Roma e gli insulti sono cessati. Ma nessuno pensava che avrebbe risolto i problemi politici». 
Davvero non avrebbe senso un equilibrato decentramento? 
«Guardi che Roma paga il suo ruolo con mille problemi organizzativi. Il punto però è la credibilità  della Repubblica e della sua capitale. Il decentramento va benissimo, fa parte del federalismo. Ma gli attori non sono i ministeri. Sono le autonomie locali e le regioni. Si possono immaginare dei consigli dei ministri itineranti, si può pensare a distaccamenti operativi delle strutture statali sul territorio e non sarebbe nemmeno una straordinaria novità . L’importante è non ledere il ruolo della capitale». 
Che consiglio darebbe alla Moratti e ai suoi alleati per la rimonta? 
«Il trasferimento dei ministeri non è una grande trovata elettorale. Infatti, sia Formigoni sia la Moratti mi sembrano perplessi. Il sindaco stia sui problemi quotidiani dei cittadini e dia un profilo ideologico e culturale alla sua sfida. Sicurezza, controllo dei flussi migratori, sviluppo locale. Sono temi su cui la sinistra non ha risposte». 
Berlusconi fuori o dentro la campagna elettorale? 
«Berlusconi deve partecipare. Ma la protagonista assoluta dev’essere la Moratti. Che farebbe bene a presentare nei prossimi giorni una squadra di governo che dia un’immagine forte della futura amministrazione».

 


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