“Classe media da un miliardo di persone la Coca-Cola è pronta a conquistarla”

by Editore | 8 Maggio 2011 7:52

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ATLANTA (GEORGIA) – «Nel prossimo decennio si affaccerà  sulla scena mondiale una nuova classe media di un miliardo di persone. E ogni novanta giorni nascerà  una nuova città  grande come New York. I Paesi trainanti saranno, oltre a Russia, Cina e Brasile, anche Marocco, Turchia, Cile, Sud Africa e Vietnam. Sembra fantascienza ma non è così. Saranno cambiamenti sconvolgenti e la nostra sfida è questa». Muthar Kent, chairman della Coca Cola, ha appena finito di parlare davanti a oltre cento giornalisti radunati ad Atlanta per i 125 anni dell’azienda. Osservi le facce dei giornalisti e capisci qual è la visione del mondo da parte di una grande multinazionale: troupe russe, una decina di inviati dalla Cina, molti giornalisti dal Sud America, dall’Africa e dalla Siberia. L’Europa c’è, ma in questo contesto appare piccola piccola. L’unico mercato che segna una crescita importante, per la Coca Cola, è la Germania. La Russia è considerata Asia. Nel resto del continente europeo i consumi dei soft drinks ristagnano o sono in calo. L’headquarter della Coca Cola ad Atlanta è dislocato in alcuni palazzi grigi. C’è una sola insegna, quasi invisibile. Sulla torre centrale gira un filmato per i 125 anni: un misto di immagini del passato a suon di rock. Un grande family day dei dipendenti arrivati con mogli e figli da tutti gli Stati Uniti, e un concerto aperto all’intera città  chiudono i festeggiamenti. A pochi metri di distanza, nel megastadio di basket, si gioca la terza partita dei playoffs tra Atlanta Hawks e Chicago Bulls.

Mister Kent, lei ha parlato molto dei Paesi emergenti. Quasi non ha citato l’Europa. Significa che abbandonerete il vecchio continente chiudendo magari degli stabilimenti? «Assolutamente no. Nel mio discorso parlo di un futuro fatto di crescita e sviluppo. La nostra politica è fatta dal bilanciamento tra aree del mondo dove cresciamo più in fretta e aree dove la crescita è più lenta. Tenga conto che l’Europa dopo Cina, Russia Brasile e Usa, è la terza area del mondo come peso nella crescita del Pil mondiale. Alcuni mercati europei hanno una crescita molto significativa. Guardi la Germania. L’Italia, secondo i nostri piani, continuerà  ad essere un Paese con un reddito pro capite alto. Certo le nostre politiche di marketing dovranno tener conto della diverse composizione in termini di età  della popolazione. Nei Paesi emergenti la quota di popolazione giovane è più alta. In Europa servirà  pensare a brand per una popolazione più anziana. Ci sono grandi cambiamenti demografici in atto: quasi un miliardo di persone entrerà  a far parte della classe media nel prossimo decennio». 
Il vostro piano strategico guarda al 2020. Quale è l’obiettivo economico principale che volete raggiungere? 
«Siamo una “local company” ma con una visione globale. E’ il nostro modello di business. Il mercato dei soft drinks passerà  dagli attuali 650 milioni di dollari a tre miliardi di dollari. La nostra sfida è mantenere la leadership di questo mercato per dare benessere agli azionisti, ma anche alle realtà  locali dove siamo presenti e agli oltre 700 mila dipendenti che abbiamo nel mondo. Entro il 2020 puntiamo a raddoppiare il fatturato netto da cento milioni a duecento milioni di dollari». 
I vostri piani di sviluppo potrebbero trovare un ostacolo: la battaglia mondiale contro il sovrappeso delle popolazioni. Il sindaco di New York vuole bandirvi dai ticket pubblici. Siete preoccupati? 
«Il cambiamento sostanziale dell’atteggiamento dei consumatori fa parte di una delle nostre sfide per il 2020. Oggi i consumatori non accettano più un’impresa disposta solo al monologo. Vogliono poter dire cosa pensano del prodotto, come lo vogliono e quando lo vogliono, dove lo vogliono e a quale prezzo sono disponibili a comprarlo. Siamo ben consapevoli che accentando questo si potrà  mantenere la leadership. Non è sufficiente pagare le tasse in una determinata comunità  e pensare che così sia risolto il tema della relazione con quel luogo. Vogliamo essere parte attiva nella lotta all’obesità : oltre il 25 per della nostra offerta è già  con poche o zero calorie». 
Dopo 125 anni di vita come definisce Coca Cola oggi. E’ un grande brand o qualcosaltro?
«Ad Atlanta 125 anni fa è iniziata la storia di questa azienda. Oggi nella nostra visione ogni città  dove siamo presenti, che sia Mumbai piuttosto che Montreal , diventa la città  “natale” di Coca Cola . Siamo presenti in 200 Paesi, ogni giorno vendiamo 1,7 miliardi di nostri prodotti e pensiamo che si possa raddoppiare entro il 2020. Coca Cola è oggi un idea, una visione, una connection, non solo una bevanda. Lo scorso anno sono stato a Hohhot, una città  di 27 milioni di abitanti tra il confine nord della Cina e il deserto del Gobi della Mongolia. La Cina sta sviluppando queste aree del Paese dove trovi, nonostante la vastità  del territorio, un forte senso della comunità  che vuole benessere e sviluppo. E noi siamo presenti in questa sfida per un benessere migliore per tutti».

 

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