by Editore | 23 Maggio 2011 7:18
MILANO – Le parole d’ordine sono quelle ripetute ai tg. «Se Milano diventasse la Stalingrado d’Italia credo che farebbe male ai milanesi e a tutta Italia». Silvio Berlusconi le ripete all’uscita dal San Carlo, dopo un’ora scarsa di visita alla signora Franca Pagani, madre dell’assessore allo Sport Alan Rizzi, ricoverata dopo la baruffa tra militanti in via Osoppo di sabato. «Una Milano che cade in una sinistra come questa, che non è socialdemocratica ma estrema, che si supporta su esponenti di estrema sinistra, sarebbe preoccupante. Le manifestazioni di violenza di questi giorni sono lì a dimostrarlo».
Il copione è noto: alimentare paragoni con gli anni Settanta, evocare fantasmi, anche se le indagini sono in corso e anche se dal centrosinistra arrivano denunce di aggressioni eguali e contrarie: «Queste cose non le so – ribatte – i fatti che abbiamo subito li abbiamo denunciati alla digos. C’è un clima preoccupante, da guerra civile. Abbiamo avuto una quasi invasione di militanti con le bandiere rosse provenienti da tutta Italia, non la vedevo da decenni. Poi questo episodio increscioso, questa signora colpita ripetutamente all’addome e poi buttata per terra e calpestata e ha dei segni visibilissimi sul corpo, ancora sotto shock e sconvolta». Aggiunge un particolare confuso, il premier: «È in prognosi riservata per diversi giorni». E ancora: «Sono state bruciate delle bandiere davanti alla sede di un nostro consigliere. Tutte le volte che Letizia Moratti incontra i cittadini ci sono delle formazioni di sinistra che la disturbano e la insultano, e anche a ogni mio appuntamento conosciuto c’è una banda di ragazzotti che me ne dice di tutti i colori». Morale: «Tutte le persone democratiche e moderate devono pensare se conviene consegnare Milano all’estrema sinistra, vicina ai centri sociali, ai violenti e ai facinorosi».
Letizia Moratti, al contrario, cerca di abbassare i toni di una campagna elettorale ormai incandescente. «Sono il sindaco di tutti – ha detto ieri – e credo che in questa campagna elettorale si debba continuare a garantire ai milanesi una città sicura e serena: la mia responsabilità come sindaco è questa». Nessun altro commento sulla tensione di questi giorni, né sulle ennesime accuse del Pdl di aggressioni da parte degli avversari politici ai gazebo, ma il tentativo di tornare a parlare di programma. E di promesse elettorali, come quella di una maxi sanatoria alle multe arretrate a cui i suoi uffici stanno lavorando. Ma che ieri, da condono generalizzato, è diventato l’annullamento solo delle sanzioni prese dalle auto diesel euro 4 senza filtro antiparticolato nei primi 21 giorni del febbraio 2010, in cui l’Ecopass era stato esteso a quella categoria di veicoli. Molti milanesi, ignari, incapparono nelle multe. Altrettanti furono i ricorsi ai giudici di pace. «Di fronte ai tanti annullamenti dei giudici – spiega la Moratti – gli uffici stanno facendo una valutazione. Comunque ogni provvedimento che stiamo mettendo in campo non peserà sulle tasche dei cittadini, come sempre riusciremo a prendere le risorse all’interno del bilancio».
Ieri, a Milano, il clima era più disteso. Il sindaco uscente ha fatto il solito giro per i quartieri mentre Comunione e Liberazione è partita all’attacco delle parrocchie, con mille militanti che hanno distribuito volantini davanti a 170 chiese. A coordinare l’operazione l’assessore uscente all’Urbanistica, Carlo Masseroli, ciellino di ferro, che spiega: «Vogliamo portare tra l’elettorato cattolico la consapevolezza sulla differenza tra i programmi della Moratti e di Pisapia perché sono due concezioni radicalmente diverse della società e dell’uomo». Intanto l’ex sindaco di Milano, Gabriele Albertini, ha rifiutato il ruolo da “prosindaco” offertogli dal Pdl, in cerca di nomi d’appeal per far risalire il consenso alla Moratti. «Non è un argomento che ho preso in considerazione – ha commentato Albertini – . Mi pare un’improvvisata».
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