Partito unico a sinistra La tentazione di Pd e Sel

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ROMA — Un unico grande partito del centrosinistra che metta insieme il Pd, la Sel e un pezzo dell’Italia dei Valori e che sia aperto anche ai radicali? Sembra un’ipotesi di difficile realizzazione, eppure non è così. E l’esito delle amministrative dà  un’ulteriore spinta a questa prospettiva. Certo, ci vorrà  ancora tempo e i passaggi politici sono complessi e insidiosi, ma dietro le quinte sia nel Partito democratico che nel movimento di Vendola che in quello di Di Pietro c’è chi lavora in questa direzione. Tutto è cominciato un po’ più di un anno fa nel corso di alcuni colloqui tra Goffredo Bettini (l’inventore, insieme a Veltroni, del Pd) e Fausto Bertinotti. L’esponente del Partito democratico l’ha esposta all’ex leader di Rifondazione, trovando in lui un interlocutore attento. Ne ha poi parlato con Leoluca Orlando, che si è mostrato interessato. Il compito più arduo, però, era riuscire a smuovere le acque nel Pd. Anche a questo scopo Bettini si è messo a scrivere un libro (che uscirà  a fine giugno per Marsilio) e ne ha distribuito le bozze ai maggiorenti del partito. Da una settimana quello scritto è sulle scrivanie di D’Alema e Veltroni. E nel frattempo qualcosa si è mosso. Alcuni dalemiani si sono ritrovati sulla stessa lunghezza d’onda: Nicola Latorre, per esempio. E anche tra i veltroniani l’idea ha cominciato a circolare. Ma quel che più conta è che questa ipotesi si è fatta strada tra le nuove generazioni del Pd. Nicola Zingaretti (da molti indicato come possibile candidato sindaco di Roma e da altrettanti sponsorizzato come futuro leader del centrosinistra) è uno di quei «quarantenni» che si è detto d’accordo con un simile progetto. Ancora nessuno ne parla ufficialmente, per timore di rovinare tutto accelerando i tempi, ma nei conversari tra gli esponenti del centrosinistra questa prospettiva è ben presente. Bertinotti, avendo scelto di non stare più in prima fila, può invece consentirsi il lusso di parlarne: «Bisogna pensare a un’operazione costituente che costruisca un nuovo grande soggetto politico che trovi il suo approdo nel socialismo europeo» . E anche Bettini, che ha lasciato ogni incarico di partito, gode della stessa libertà . Tanto da arrivare a ipotizzare tutte le tappe di questa operazione. E, tornato in Italia dal suo «rifugio» thailandese, ne ha discusso con più di un esponente di spicco del centrosinistra: «Non possiamo pensare di fare un grande Pd, perché suonerebbe come un’annessione. Perciò dobbiamo superare le attuali articolazioni dei partiti e costruire un unico grande campo, un campo largo in cui ci potremo ritrovare tutti. Gli indirizzi e le scelte importanti verranno decisi dagli iscritti: saranno loro, con il voto su temi come la politica internazionale, il nucleare o il testamento biologico, a costruire la linea del partito» . Insomma, le primarie di programma tanto care a Bertinotti e Vendola. E a proposito di Vendola: finora non si è sbilanciato, perché la componente ex ds del suo movimento è contraria. Ma un passo avanti lo ha fatto: quello di ipotizzare un gruppo parlamentare unico del centrosinistra nella prossima legislatura. Cosa che va bene anche a Bersani, il quale, però, non è d’accordo con il resto dell’operazione. E problemi ha anche la componente ex ppi che non si sentirebbe rappresentata in una formazione del genere: corre voce, benché lui smentisca, che Beppe Fioroni abbia in mente di creare una sorta di Margherita bis, con l’aiuto e l’avallo del segretario della Cisl Raffaele Bonanni. 


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