Parte la riforma della giustizia Alfano punta ad approvarla a luglio

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ROMA – Quante volte Berlusconi ha promesso la separazione delle carriere tra giudici e pm dal ’94 a oggi? Centinaia di volte. Ma oggi, per la prima volta, la riforma «epocale» delle carriere (così l’ha definita il premier), del Csm, dell’azione penale, della responsabilità  civile, del ruolo della polizia giudiziaria, della possibilità  per il pm di appellare una sentenza, del ruolo e dei poteri del ministro della Giustizia, farà  il suo ingresso in Parlamento. A Montecitorio. Nelle commissioni riunite Affari costituzionali e Giustizia. Presidenti, il Pdl Donato Bruno, la futurista Giulia Bongiorno. Alle 14, nella sala del Mappamondo. Lì ci sarà  anche il Guardasigilli Angelino Alfano. Che seguirà  personalmente l’iter della “sua” riforma. Niente sottosegretari, stavolta. Né Caliendo, né la Casellati, che finora si sono divisi i ddl più scottanti. Ma sulla riforma, sulle eventuali mediazioni con il centrosinistra, pur nei margini ristretti che si profilano, sarà  Alfano a giocare le carte in prima persona. Conteranno anche i relatori, che oggi aprono la discussione con due discorsi paralleli. Gaetano Pecorella, ex legale di Berlusconi e docente di diritto penale, ex presidente dal 2001 al 2006 della commissione Giustizia; e Manlio Contento, anche lui avvocato, ex An rimasto nel Pdl, noto per la meticolosità  normativa e la riservatezza. Due speech per spiegare cosa c’è nella riforma. Il centrosinistra non lascia spiragli, né tratta, promette solo un voto contrario. Per ora si affida alle audizioni. Ma la macchina del ddl costituzionale, nella strategia di Alfano, dovrà  camminare in fretta. Entro luglio il primo voto. Cui ne seguiranno altri tre, se le letture saranno conformi. Poi l’inevitabile referendum. Una macchina che incrocerà  però altri ddl fonte certa di conflitto. La prescrizione breve, su cui da questa settimana discute la commissione Giustizia del Senato. Col proposito di votarla a giugno e far spirare il processo Mills. Sempre che Napolitano non si metta di traverso. Poi il processo lungo (più poteri ai legali, stop all’uso delle sentenze definitive), con la blocca-Ruby-Mediaset, norma per cui i conflitti congelano i processi. L’ha sponsorizzata Maurizio Paniz, adesso lo fa Piero Longo, avvocato del premier con Niccolò Ghedini, come norma che parifica e dà  gli stessi poteri al giudice e all’imputato. A incrociare la riforma e dividere i poli c’è pure il voto su Consulta e Csm per eleggere un giudice e un consigliere mancante. Potrebbe essere un’occasione d’intesa tra destra e sinistra, ma dalle prime avvisaglie pare un’altra occasione di forte attrito. Soprattutto, per la Corte, l’ennesimo episodio per giocare a favore di Berlusconi. In questo caso lasciare il posto vuoto il più a lungo possibile, visto che dovrebbe andare al centrosinistra, proprio mentre la Consulta deve decidere sui due conflitti. Sempre che quello su Ruby, votato il 5 aprile dalla Camera, prima o poi arrivi alla Corte.


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