Parigi salva le lettere su Terrore e felicità 

by Editore | 19 Maggio 2011 7:34

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PARIGI – «La Rivoluzione deve arrestarsi alla perfezione della felicità ». Saint-Just, come molti rivoluzionari, credeva di poter realizzare la felicità  individuale grazie al rivolgimento politico. Un tema che appassionava i giacobini e occupava anche Robespierre, che in una lettera inedita ragionava sui rapporti tra la felicità  e la virtù mentre la Rivoluzione s’incamminava verso i tragici mesi del Terrore. Quella lettera, insieme ad un centinaio di altri manoscritti, finirà  negli archivi pubblici francesi: all’asta organizzata da Sotheby’s i documenti hanno raggiunto la bella somma di 979 mila 400 euro, ma lo Stato ha deciso di esercitare il suo diritto d’opzione, per evitare che finiscano nelle mani di un collezionista straniero. Una decisione presa dopo le ripetute richieste avanzate dalla sinistra, visceralmente attaccata alla memoria della Rivoluzione, e da alcuni storici. Per placare le ansie, c’era stata perfino una dichiarazione al Senato con cui il governo assicurava che non si sarebbe lasciato sfuggire i documenti, facendo scattare i privilegi che la legge riserva allo Stato. E ieri pomeriggio, quando in sala il direttore dell’Archivio di Stato ha annunciato che lo Stato avrebbe acquistato al prezzo d’asta i manoscritti, il pubblico foltissimo è esploso in un fragoroso applauso. I documenti saranno scannerizzati e messi a disposizione di tutti su internet.

Una scelta che rallegra anche chi non ama Robespierre, perché consente di far arrivare nelle collezioni pubbliche documenti di grande valore, che avrebbero potuto finire negli Stati Uniti. I suoi manoscritti sono infatti rarissimi, poiché furono in gran parte distrutti dai suoi nemici subito dopo la sua decapitazione, il 28 luglio 1794. Ma qualcosa è rimasto, salvaguardato in maniera rocambolesca. Robespierre abitava in rue Saint-Honoré, a due passi dalle Tuileries, ospitato dalla famiglia Duplay. La figlia maggiore era sposata con Le Bas, uno dei fedelissimi del capo giacobino, morto suicida al momento del suo arresto. La casa dei Duplay venne perquisita, i documenti di Robespierre distrutti, gli amici arrestati. Ma alcuni manoscritti, non si sa come, vennero salvati. E fino ad oggi sono stati amorevolmente conservati dai discendenti di Le Bas, che adesso li hanno messi all’asta.
I documenti, 113 pagine in tutto, risalgono agli anni 1792-94: frammenti di quattro discorsi, cinque articoli, note sparse, brutte copie e quella lettera, il cui destinatario è sconosciuto, in cui si parla dei rapporti tra felicità , virtù, libertà  e leggi.
Il materiale inedito è scarso, ma per gli studiosi questi manoscritti sono preziosi: le cancellature, i ripensamenti, le riformulazioni possono gettare una luce nuova su alcuni aspetti di Robespierre, anche se certamente non modificheranno l’immagine del rivoluzionario. La loro attenzione sarà  probabilmente attirata da due discorsi, quello sulla guerra del 1792 e l’ultimo discorso tenuto da Robespierre, poco prima dell’arresto. E poi da quella lettera inedita, che il catalogo di vendita situa nel 1792. Due pagine in cui si affrontano i temi che tanto hanno occupato i giacobini:
«Credevi, caro amico, che bastasse all’uomo, per essere felice, di vivere solitario, in seno alla natura (…). Ti credevi felice e assaporavi solo l’ombra della felicità . Accanto alla tua capanna era un contadino che languiva sotto il peso delle tasse; qui era un uomo virtuoso vittima del dispotismo e del crimine. Osavi (scritto con un grossolano errore di ortografia, ndr.) dirti felice mentre i tuoi simili erano imbevuti di amarezze; osavi dirti felice mentre la tua patria gemeva sotto la tirannia di un despota e dei suoi cortigiani. Insensato, ti credevi dunque solo sulla terra». Una retorica tipica dei rivoluzionari di quegli anni, occupati a disquisire di felicità  e virtù mentre facevano scorrere il sangue.
L’insieme di questi documenti appartiene senza alcun dubbio alla storia del paese, ma la loro messa all’incanto è stata l’occasione per qualche polemica, come se il fantasma di Robespierre, il Terrore e la reazione termidoriana continuassero ad agitare la società  francese. Il primo a chiedere un intervento pubblico è stato Pierre Serna, specialista della Rivoluzione e soprattutto membro della società  di studi robesperriani. Il quale ha lanciato l’idea di una sottoscrizione nazionale per comprare i manoscritti, subito sostenuta da socialisti, comunisti e radicali di sinistra, che ha consentito di raccogliere 100 mila euro, che andranno ad alleggerire l’esborso del Tesoro. Giorni fa, il governo aveva dato assicurazioni alla gauche e agli storici con una dichiarazione in Senato: «Il ministro della Cultura prenderà , a nome dello Stato, tutte le sue responsabilità ». Ed è quello che ha fatto ieri esercitando il diritto d’opzione, un dispositivo che esiste solo in Francia, dicono da Sotheby’s, e che consente al governo di controllare da vicino la sorte di tutto il patrimonio artistico, culturale e documentario in mano ai privati.

 

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