Pakistan, il parlamento attacca gli Usa

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Il Pakistan non ha affatto gradito la strategia adottata dagli Stati uniti per eliminare il 2 maggio Osama bin Laden in territorio pakistano. Ieri il Parlamento ha messo nero su bianco questo malessere avvertendo che se Washington non modificherà  il suo comportamento «il governo di Islamabad sarà  costretto a considerare severe misure di ritorsione». 

Al termine di un dibattito durato dieci ore con i vertici militari e dei servizi di informazione (Isi), i parlamentari hanno approvato «all’unanimità » un documento in 12 punti che costituisce un severo ammonimento agli Usa, alla sua «politica unilaterale» e all’uso degli aerei senza pilota (droni) nei territori tribali al confine con l’Afghanistan, dove si annidano i gruppi più vicini al defunto capo di Al Qaeda. L’ondata di gelo nelle relazioni bilaterali è stata evidenziata ieri anche dall’arresto, all’aeroporto di Peshawar, di Aaron Mark De Haven, un contractor Usa che cercava di rientrare nel suo paese nonostante fosse in libertà  dietro cauzione per un processo legato al suo visto pakistano scaduto. 
Dall’Afghanistan, dove si trova prima di visitare il Pakistan, il presidente del Comitato per le Relazioni Estere del Senato Usa, il democratico John Kerry, non ha neppure cercato di minimizzare il problema, sostenendo che Washington vuole che il Pakistan sia un alleato «reale» nella lotta al terrorismo. «Noi pensiamo che ci siano cose che possono essere fatte meglio. Ma sia chiaro – ha concluso – non stiamo affatto cercando di rompere una relazione, ma di trovare il modo per costruirla in modo più solido». Comunque, pur sapendo di non avere molte frecce al proprio arco nei confronti della determinazione della Casa Bianca di far andare la lotta contro il terrorismo nel senso voluto dalla Cia e da Barack Obama pressato anche da esigenze elettorali, la classe politica pakistana ha voluto fare quadrato attorno alle proprie strutture militari e di intelligence. E nella risoluzione ha condannato «con vigore l’azione unilaterale Usa ad Abbottabad che ha costituito una violazione della sovranità  pakistana» e ha aggiunto che, «i continui attacchi dei droni sul territorio del Pakistan» non solo «sono inaccettabili, ma costituiscono una violazione dei principi della Carta delle Nazioni Unite, della legge internazionale e delle norme umanitarie». E poi il passaggio più duro riguardo all’uso dei droni: «I loro attacchi debbono essere sospesi immediatamente, altrimenti il governo sarà  costretto a prendere in considerazione l’ipotesi di adottare necessarie contromisure, compreso l’annullamento della facilità  di transito concessa alle forze di Nato/Isaf». Questo tono rigido della risoluzione riflette recenti considerazioni del premier Yusouf Raza Gilani in una intervista al settimanale Time. Il mio governo, ha detto, «deve fare i conti con un elettorato sempre più ostile agli Usa. Io non sono un dittatore. Sono un uomo pubblico. E se l’opinione pubblica è contro voi americani io non posso restarvi vicino. Devo andare con l’opinione pubblica».


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