by Sergio Segio | 4 Maggio 2011 10:06
ROMA – Ci sono donne, milioni di donne nel mondo, per cui partorire significa accettare il rischio di mettere in pericolo la propria vita e, molte volte, di morire. I dati presentati oggi da Save the children e contenuti nel 12esimo “Rapporto sullo stato delle madri nel mondo” parlano chiaro e raccontano di una sfida quotidiana per la sopravvivenza: la propria e quella del figlio che si porta in grembo. Ogni giorno mille donne e duemila bambini muoiono per complicazioni al momento del parto. Ciò significa che si contano 358 mila donne decedute all’anno e circa 800 mila bambini morti alla nascita. Senza dimenticare tutti i neonati che non sopravvivono al loro primo mese: oltre due milioni di vite spezzate.
Tutte vittime che avrebbero potuto salvarsi se in quei momenti fosse stata presente anche una sola ostetrica. Invece il parto avviene senza assistenza professionale per 48 milioni di donne nel mondo e in totale solitudine per due milioni di queste, sia per la carenza di servizi e strutture sia per vincoli legati alla tradizione. Succede così in Nigeria, il paese con le percentuali più alte di parti “solitari”, dove una donna su 5 partorisce senza assistenza. “Se tutti i parti avvenissero in presenza di ostetriche o di personale sanitario con competenze analoghe – riferisce Valerio Neri, direttore generale Save the Children Italia –, ogni anno si potrebbe salvare la vita di 1,3 milioni di neonati e di decine di migliaia di donne”. Allo stesso modo, milioni di morti infantili dovute a malattie potrebbero essere evitate “con semplici ed economiche misure, dall’allattamento esclusivo al seno, ai vaccini, all’utilizzo tempestivo di un antibiotico o sali reidratanti” aggiunge il direttore. Tutte precauzioni che, però, non sono garantite in paesi quali Afganistan, Niger, Guinea Bissau, Yemen, Chad, Repubblica Democratica del Congo, Eritrea, Mali, Sudan, Repubblica Centro Africana: sono questi i 10 paesi in cui i livelli di salute materno-infantile e le condizioni di madri e bambini sono i peggiori al mondo (vedi lancio successivo).
Anche quando il neonato sopravvive alla nascita non si può certo dire fuori pericolo: sono 8,1 milioni i bambini che ogni anno muoiono entro il quinto anno di vita, a causa di polmonite, diarrea, malaria. “È inaccettabile che nel ventunesimo secolo un bambino possa morire ancora per una diarrea o una polmonite” commenta amaro Neri, che ricorda il quarto e quinto Obiettivo di Sviluppo del Millennio: debellare entro il 2015 la mortalità materno-infantile. “Gli attuali trend indicano che almeno per alcuni paesi questo obiettivo appare molto lontano – sottolinea –. Tuttavia noi sappiamo che la sfida si può vincere”. Secondo Save the children sono necessari altri 3,5 milioni di operatori sanitari e un aumento del volume di aiuti da parte degli stati donatori, compresa l’Italia: “Esistono soluzioni a basso costo – conclude –, semplici e sperimentate per garantire la salute delle madri prima, durante e dopo il parto e abbattere quindi la mortalità materna e infantile”. (gig)
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